Detenuto 1 anno e poi assolto: 141 mila euro
Arrestato con l’accusa di aver scaraventato la figlia sul marciapiede davanti all’Altare della Patria, l’uomo è stato poi assolto in appello
«Quattrocento euro per ciascuno dei 354 giorni di detenzione subita» è il risarcimento stabilito nei confronti di Julien Monnet, il tecnico informatico accusato di tentato omicidio nei confronti della figlia. Totale, 141 mila euro. Monnet è stato assolto al termine del processo d’appello.
Non sono i cinquecento euro al giorno (tre milioni in tutto) con cui i giudici di Perugia hanno stabilito di risarcire Hashi Omar Hassan, il somalo ingiustamente accusato dell’omicidio di Ilaria Alpi, per i suoi 17 anni trascorsi nelle carceri italiane. Eppure i 141mila 600 euro che la quarta sezione penale assegna a Julien Monnet per un anno di detenzione subita, rappresentano un punto fermo, l’ epilogo di un dramma familiare finito, all’epoca, su tutti i giornali.
Monnet, tecnico informatico di Parigi, era il papà accusato di tentato omicidio nei confronti della figlia Luna, 4 anni, ferita ai piedi del Vittoriano, il 19 luglio 2008, durante una vacanza nella capitale e ricoverata al Bambino Gesù per lesioni. Incidente o no? In una notte estiva, nella confusione che avvolgeva l’Altare della Patria, una vigilessa testimoniò di aver visto l’uomo sbattere la testa della bambina sul marmo degli scalini: una sorta di raptus. Monnet, affetto da depressione e sottoposto a terapia farmacologica, finì prima a Regina Coeli dove subì, fra le altre cose, un episodio di sevizie (da cui è nato un altro processo, come vedremo), poi nell’ospedale psichiatrico di Montelupo Fiorentino.
Per settimane, in televisione, il caso di Luna fu trattato secondo i cliché. Se ne parlò come della prevedibile conseguenza di una separazione vissuta con superficialità. Piovvero commenti. L’ex compagna di Monnet, Fabienne Verdeille, dirigente della televisione Il tecnico Julien Monnet è stato accusato di tentato omicidio francese, fu quasi giudicata per essere partita in vacanza senza la figlia. L’informatico, venuto a Roma con Luna di nascosto a tutti, fu oggetto di dissertazioni e distinguo, archiviato per la sua inadeguatezza genitoriale.
L’inchiesta, partita dall’accusa di lesioni gravissime si concluse con quella di tentato omicidio. Nel frattempo, durante la sua detenzione a Regina Coeli, Monnet fu sottoposto a sevizie nell’infermeria del penitenziario. Episodio non così infrequente si scoprì in seguito agli approfondimenti del pubblico ministero Francesco Scavo. Dopo averlo legato e sottoposto a percosse ai piedi, il medico di turno, Rolando Degli Angioli, gli inserì un catetere senza anestesia. Monnet urlò inutilmente. Anni dopo, indagato per violenza privata e falso, Degli Angioli ha patteggiato una condanna a due anni e otto mesi e risarcito Monnet con trentamila euro.
Tutt’altra storia il processo per Luna. Il dibattimento accertò che le lesioni al capo riportate dalla bambina quella notte erano lievi e dunque compatibili con una violenta caduta. Il pestaggio descritto dalla vigilessa fu smantellato pezzo per pezzo.
Non solo. In aula le patologie di Monnet sono state riconosciute. Le perizie prodotte dai suoi avvocati, Alessandro e Michele Gentiloni Silveri, hanno confermato il quadro psichiatrico. In primo grado l’informatico è stato ritenuto incapace di intendere e di volere ma, in seguito, la sentenza è stata impugnata e in appello i giudici hanno riconosciuto l’insussistenza dell’ipotesi di omicidio.
Nel 2016 gli avvocati di Monnet hanno proposto una richiesta di danni per 516.450 euro. Diverso il parere dei giudici che fissano a «quattrocento euro per ciascuno dei 354 giorni di detenzione subita» il risarcimento.
Carcere
Il tecnico informatico finì a Regina Coeli per l’accusa dci una vigilessa, poi smentita