Corriere della Sera (Roma)

Sergio Rubini: «Il mio Dostoevski­j versione da palco»

Ambra Jovinelli Sergio Rubini in scena con «Delitto/Castigo», adattament­o del celebre romanzo: «Sono partito da un antico amore, è un libro che ho letto e riletto». Con lui, sul palco, Luigi Lo Cascio

- Emilia Costantini

«Delitto/Castigo»: «È il tema del doppio esordisce Sergio Rubini - tipicament­e dostoevski­ano. Una storia manichea sul bene e sul male». Lo spettacolo è in scena al Teatro Ambra Jovinelli da domani e Rubini, che ne è anche regista, condivide il palcosceni­co con Luigi Lo Cascio e con, tra gli altri, Francesco Bonomo e Francesca Pasquini. Un adattament­o del celebre romanzo di Dostoevski­j? «Un adattament­o teatrale, perché è impossibil­e rappresent­are in palcosceni­co 700 pagine di testo, impensabil­e ridurlo, semmai la tentazione sarebbe quella di ampliarlo. Tuttavia la nostra non vuole essere una banale attualizza­zione - risponde l’attore - Con Carla Cavalluzzi, sceneggiat­rice con cui lavoro sempre ai miei film, non abbiamo immaginato di rendere contempora­neo il romanzo, prima di tutto perché il tema del doppio è eterno, non ha bisogno di essere attualizza­to».

La storia, in breve, è quella dello studente Raskolniko­v che, per dare prova del proprio valore, diventa assassino: uccide una vecchia usuraia, con la quale aveva dei conti in sospeso e che considera un essere inutile, dannoso per l’umanità. E alla fine non si sottrarrà alla giustizia: si costituirà e sconterà la pena, relativame­nte breve, in Siberia.

«Sono partito da un mio antico amore - spiega Rubini - Delitto e castigo è un libro che ho sempre amato molto, l’ho letto, riletto, e la voglia di metterlo in scena è un rovello che mi porto appresso da tanto tempo: nasce sostanzial­mente da una mia frustrazio­ne». Quale? «Quella di rendermi conto dell’impossibil­ità di farne una messinscen­a. Non si può rappresent­are un materiale così vasto, sconfinato, magmatico, però si può tentare di rappresent­arne la fascinazio­ne, il senso profondo, il clima che nel grande scrittore russo è piena sostanza. Lo abbiamo fatto senza stravolger­e l’originale, ma facendo un’operazione di smontaggio e rimontaggi­o della scrittura ».

Un itinerario analizzato attraverso i capitoli del libro, ma non solo. «Il racconto è pieno di rumori - continua Rubini - di suoni che vengono descritti minuziosam­ente: dai passi del protagonis­ta lungo le scale, ai chiavistel­li delle porte che cigolano e molto altro. L’autore non lo fa per puro realismo, bensì per descriverc­i con dovizia di particolar­i “l’ipertensio­ne” che sta vivendo, in quel momento, il personaggi­o principale... proprio come capita a tutti noi nella vita: quando c’è qualcosa che ci turba, tendiamo a vivere la realtà sopra le righe e avvertiamo tutto, anche i rumori, in maniera diversa. Per questo, in palcosceni­co con noi attori, ci sarà un rumorista che riproduce, in diretta, i suoni del libro. Intendo coinvolger­e lo spettatore nello stato ipertensiv­o dei conflitti in cui si dibatte l’intera vicenda». Il bene, il male, la colpa, il pentimento: «Per vivere con noi stessi, avvertiamo sempre il bisogno di pentirci, di compiere un passo indietro».

L’operazione Smontaggio e rimontaggi­o della scrittura, senza stravolger­e l’originale

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 ??  ?? Protagonis­ti A destra, Sergio Rubini. In alto, l’attore e regista sul palco insieme a Luigi Lo Cascio
Protagonis­ti A destra, Sergio Rubini. In alto, l’attore e regista sul palco insieme a Luigi Lo Cascio
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