«Per le riparazioni sponsor, donazioni e crowdfunding»
Sponsorizzazioni, offerte e raccolta fondi. Sono le tre proposte che nonsprecare.it lancia in un editoriale dal titolo «Buche a Roma, si possono riparare solo con soldi privati. Donazioni, come per i musei». Secondo il sito, l’investimento «per rimettere a posto almeno le aree più danneggiate» ammonta a «non meno di otto miliardi di euro». Una cifra colossale, un’emergenza che «nessun sindaco di Roma, da solo, è in grado di affrontare». Non resta perciò - è il ragionamento dell’articolo - che «coinvolgere i privati, come nel caso dei restauri di monumenti. Sarebbe un’operazione di straordinario valore civico e anche un format da esportare in altre città». Tre, secondo nonsprecare.it, i «rubinetti» a cui attingere. «In primo luogo le grandi aziende, di area pubblica, strategiche, da sistema Paese, come Eni, Enel, Poste, Finmeccanica, solo per fare dei nomi, che potrebbero finanziare una parte importante dei lavori, sotto forma di sponsorizzazioni». Poi «ci sono i privati: personaggi dell’impresa, della finanza e delle professioni. Possibile che non possano fare un gesto concreto per la loro città che sprofonda ogni giorno?» Infine, terzo gruppo, «una raccolta attraverso il crowdfunding, coinvolgendo l’associazionismo e il volontariato».
Va via tutto il liquido e poi non resta nulla. Ecco, noi viviamo in una Roma colabrodo. Il simbolo di un Paese che non garantisce il funzionamento della Capitale Andrea Carandini