L’emendamento salva souvenir (sacri)
Commercio in centro, Coia porta la novità in Aula: polemica per i negozi di paccottiglia
Èscontro sui negozi di paccottiglia che invadono il centro, quando è in dirittura d’arrivo il Regolamento delle attività commerciali nella città storica (domani il voto in Aula). Nelle pieghe di un nuovo emendamento, a firma del presidente della commissione Commercio Andrea Coia, spunta una postilla per la vendita di articoli religiosi e oggetti sacri, inseriti tra le attività tutelate.
Le modifica, introdotta in extremis, puntualizza: «Con esclusione dei souvenir diversi dagli oggetti di culto religioso». «Un’astuzia per tutelare gli ammennicoli ricordo, pazienza se made in China, purché siano a tema religioso — protesta la consigliera municipale Nathalie Naim —. Ma un conto sono i negozi di articoli ecclesiastici, un altro quelli di paccottiglia». La paladina del decoro chiede inoltre che sia l’assemblea capitolina, e non la giunta, a esprimersi sul vincolo all’apertura di nuove attività di food nel sito Unesco: «Scaduti i tre anni è previsto che si possa decidere per il rinnovo o per la decadenza in base agli indici di saturazione, ma serve un passaggio in Aula».
Naim contesta anche il punto relativo a negozi e laboratori artigianali con possibilità di consumo sul posto: «La legge stabilisce che gli arredi non siano gli stessi degli esercizi di somministrazione: o sgabelli o piani d’appoggio né abbinati né abbinabili, altrimenti per i giudici si configura la somministrazione abusiva». E invece? «Per i nuovi si ribadiscono queste regole, mentre a chi finora le ha ignorate si concedono 12 mesi per adeguarsi. La sanatoria prevede la sola
sospensione, ma non la chiusura», obietta la consigliera. Dopo l’appello firmato da 25 associazioni, tra cui il Fai e Italia Nostra, la protesta si allarga. «Rimane il tema dell’esposizione sulle porte e le facciate degli edifici, che già oggi sarebbe vietata», interviene Roberto Tomassi, presidente dell’associazione residenti Campo Marzio. Denuncia Dina Nascetti, portavoce del comitato Vivere Trastevere: «I souvenir si vendono anche
nelle edicole dei giornali, negli internet point e nei negozi di change money. Se c’è la volontà politica si può fare, ma siamo certi ormai che c’è una lobby». Si dice perplesso anche Giulio Anticoli, presidente dell’Associazione botteghe storiche: «Le vie intorno a Fontana di Trevi sono devastate, in centro i negozi di paccottiglia dilagano più dei minimarket». Pronti a dare battaglia gli abitanti di San Lorenzo, escluso dall’ambito nel quale i vincoli saranno più stringenti: «Il nuovo Regolamento abroga la delibera del 2010, che riconosceva l’invivibilità del quartiere proprio per l’invasione di locali — si sfoga Emanuele Venturini, portavoce degli abitanti — . Su un territorio di 1,5 chilometri quadrati insistono 370 tra pubblici esercizi, negozi di vicinato, circoli ricreativi e attività di somministrazione». Replica il presidente della commissione Commercio, Andrea Coia: «Per vietare le nuove aperture servono dati aggiornati e certificati sugli indici di saturazione, che ad oggi non sono disponibili per tutti i rioni. Allegherò alla delibera un ordine del giorno, per impegnare gli uffici a integrare il database». Tra gli emendamenti presentati dal consigliere M5S, ecco infine la proposta di utilizzare stoviglie compostabili e biodegradabili nei laboratori artigianali con consumo sul posto.
Andrea Coia (M5S) Per vietare le nuove aperture servono dati aggiornati
Nathalie Naim Un’astuzia: protegge gli ammennicoli ricordo, pazienza se «made in China»