LE RAGIONI NEGATE DELL’ARTE
Come altri quotidiani il Corriere della sera dà il voto a ogni tipo di spettacolo. Nell’arco di una stagione gli spettacoli cui il voto occorre a me darlo sono più o meno quarantacinque. In questa, se la memoria non mi inganna, il voto massimo che ho dato è 8. A quanti spettacoli ho dato 8? A quattro, ossia a un decimo della produzione nazionale. Uno di questi quattro è Settimo cielo di Caryl Churchill, la più importante scrittrice di teatro che oggi vanti l’Inghilterra, ma poco conosciuta in Italia. Lo spettacolo, di speciale inventiva e grazia, era firmato da Giorgina Pi, un nome d’arte. Ebbene, dove pensa, sceglie, allestisce, mette a punto il suo lavoro Girogina Pi? All’Angelo Mai, un centro sociale, che si avvale da quest’anno della collaborazione del Teatro di Roma, ossia della massima istituzione teatrale romana: Settimo cielo andò in scena all’India ed ebbe due settimane di esauriti. Ci chiediamo: come è potuta verificarsi una tale contraddizione tra un organo pubblico (un’istituzione culturale) e un altro, o altri due o tre, o chissà quanti altri organi pubblici – che tutti possiamo collegare sotto la stessa dicitura di burocrazia? Come non bastasse non è la prima volta che l’Angelo Mai viene per così dire spodestato dei suoi acquisiti diritti. Non si tratta che dei diritti dell’arte? L’arte non conta proprio nulla? La guerra tra arte e burocrazia è proprio la stessa che ha afflitto l’Unione Sovietica per quasi un intero secolo. Ma della burocrazia, quali sono le ragioni? Pubblicamente, e bene bene, non si riesce mai a sapere.