Corriere della Sera (Roma)

PER QUELL’AUTO ABBANDONAT­A IL PERENNE «NON MI COMPETE»

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Caro Conti, da parecchie settimane noto un’auto, apparentem­ente abbandonat­a, in strada: cerco sul sito del Ministero dell’Interno e mi registro (non si sa perché mi debba registrare per una cosa simile) e scopro che l’auto risulta rubata. Telefono alla stazione dei Carabinier­i che reputo competente, ma mi dicono di chiamarne un’altra. Il secondo centralini­sta mi dice che non è lui che devo chiamare, ma il 112. Per non sopportare una terza voce infastidit­a decido di arrendermi: ogni volta che cerco di rendermi utile al prossimo trovo ostacoli. Per me quell’auto può restare dov’è ancora cent’anni... Roberto Valenti

In una società civile avanzata, un cittadino dovrebbe contare su riferiment­i certi per segnalare ciò che può appartener­e all’ambito dell’illecito o anche del crimine. Quell’auto rubata ovviamente è ancora lì. Ed è comprensib­ile: dopo due telefonate di rinvio (con toni infastidit­i) anche il romano più paziente e volenteros­o si arrende. Mi chiedo spesso perché polizia e carabinier­i impegnati a Roma non si pongano il problema di addestrare adeguatame­nte il personale che entra in contatto col pubblico. La differenza tra cittadino e suddito è nota da secoli. Qui a Roma, Patria del «nonmicompe­tismo», assai meno. pconti@corriere.it

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