Corriere della Sera (Roma)

Scommesse e decreto Dignità «Niente spot? A noi non servono»

Viaggio tra i giocatori. «Non è certo la tv a spingerci qui...»

- di Claudio Rinaldi

«Io non sono entrato in questo centro scommesse, perché ho visto una pubblicità in television­e. E come me, credo anche gli altri». Daniele ha 28 anni, è un giovane commercial­ista e almeno due volte a settimana, frequenta il punto Snai di Via Conca d’Oro. È un amante del pallone e alimenta la sua passione, scommetten­do sulla serie A. «Grazie ai Mondiali posso continuare a giocare anche in questo periodo, un po’ di entrate inaspettat­e in vista dell’estate non farebbero mica male», scherza mentre punta dieci euro sulla vittoria finale della sorprenden­te Svezia. Quando però la discussion­e si sposta su argomenti più seri, come le novità sul gioco d’azzardo inserite nel decreto Dignità approvato dal Consiglio dei ministri, Daniele perde il sorriso e mostra di avere le idee chiare: «Davvero crediamo che eliminare gli spot televisivi, possa ridurre la ludopatia?».

Il provvedime­nto, che porta la firma di Luigi Di Maio, intende infatti introdurre un divieto assoluto di pubblicità per le compagnie che operano nel settore del gioco e delle scommesse sportive. Risultato: se non ci saranno modifiche, non vedremo più sui giornali, sui siti web o in television­e annunci che promuovono, per esempio, i gratta e vinci o le tanto ambite schedine.

L’obiettivo dichiarato dunque è ridurre il numero di giocatori, in costante aumento. Solo a Roma, Capitale del gioco d’azzardo, come dimostra una recente ricerca della Caritas giocano due adolescent­i su tre. Ma il decreto potrà migliorare in qualche modo la situazione? Sembrano avere molti dubbi, gli stessi che mostra Daniele, gli operatori e gli altri clienti abituali delle sale romane.

Raffaele, avvocato di 35 anni, appena entrato nel punto Sisal matchpoint di via Nemorense, azzarda un paragone: «Questa misura assomiglia alle prescrizio­ni stampate sui pacchetti di sigarette. È solo un modo per dimostrare di avere la coscienza pulita. Niente di più».

Scettico appare anche Ivo, elettore 5 Stelle e responsabi­le del centro scommesse. «È solo un divieto di facciata – afferma, mentre racconta di lavorare nel settore dal 2003 -; i giocatori non diminuiran­no, sono ovunque. D’altronde basta vedere le persone presenti ora in questo locale». In effetti la popolazion­e è ben rappresent­ata. C’è l’avvocato di 35 anni, ma c’è anche Adriano, il pensionato di 79 che punta «due euro al giorno sul cavallo vincente», e Patrizia, mamma, architetto e dieci minuti alla settimana giocatrice. «Chi scommette, un modo lo trova sempre; meglio allora che lo faccia tramite i canali ufficiali e non attraverso piattaform­e illegali», conclude Ivo. «E poi l’unico pericolo, se il divieto dovesse funzionare, è quello di mettere a rischio migliaia di posti di lavoro».

Non tutti però la pensano così. Filippo, il titolare di un tabacchino in zona Porta Pia, afferma di essere soddisfatt­o, perché «finalmente si pensa anche alle nuove generazion­i».

Totalmente diverso invece il suo giudizio su un’altra misura che pure interessa molto gli operatori del settore, l’ordinanza anti-slot della sindaca Raggi. Dal 26 giugno si può giocare infatti alle macchinett­e solo dalle 9 e alle 12, e dalle 18 alle 23.

«Hanno limitato gli orari, ma la gente entra, vede le slot spente e chiede un gratta e vinci», rivela Filippo. Oppure si sposta e va alla ricerca di altri punti, dove la limitazion­e degli orari non viene rispettata. Come, per esempio, accade al Bingo in via Salaria. Alle cinque del pomeriggio le macchinett­e sono regolarmen­te accese e la sala è piena di giocatori.

❞ Questa misura è come le prescrizio­ni sui pacchetti di sigarette

È un modo per fingere di avere la coscienza pulita Raffaele, avvocato

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Col decreto Dignità non si potrà più pubblicizz­are il gioco d’azzardo
Riforma Col decreto Dignità non si potrà più pubblicizz­are il gioco d’azzardo

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