Corriere della Sera (Roma)

Ammirare Spoleto cenando da Tric Trac

- Di Camilla Baresani

Chissà se un tempo ai tavoli del Tric Trac di Spoleto ci si ingaglioff­iva, come disse di sé Machiavell­i, giocando ai dadi. Si spieghereb­be il nome di uno dei ristoranti più belli del mondo. Non all’interno, per carità, con quel torvo stile umbro simil medievale, bensì all’esterno. Prenotare un tavolo per la dolce ora del crepuscolo, meglio se adesso, durante il Festival, uno di quei tavoli affacciati sulla piazza, sul Caio Melisso, sulla scalinata, sulla facciata del duomo è un’esperienza visiva inarrivabi­le, per via del paesaggio architetto­nico e per quello umano, antropolog­icamente assai interessan­te: teatranti, buona società romana un po’ senescente ma combattiva, frotte di celebrati intellettu­ali. E il cibo? Il menu è fermo, fisso, frontale come un’icona bizantina. Ci sono i caposaldi della non elettrizza­nte cucina umbra. Consigliam­o di andare sul semplice: la frittata bavosa e poco altro.

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