Snarky Puppy, jazz underground tra funk e r&b
In un’epoca in cui le one-man band sono sempre più frequenti, gli Snarky Puppy appaiono come una vera e propria anomalia del sistema. Infatti si tratta di un collettivo che riunisce decine di musicisti, che per gran parte dell’anno sono impegnati a lavorare come turnisti (accompagnano, fra gli altri, Roy Hargrove, Marcus Miller, Kirk Franklin ma perfino Justin Timberlake e Snoop Dogg) o a registrare album di jazz contemporaneo (è il caso del pianista Bill Laurance, che lo scorso marzo ha pubblicato l’eclettico Aftersun). Nel tempo libero si riuniscono in studio per registrare album con modestissime ambizioni commerciali ma con indubbio valore artistico e grande sforzo creativo. Stasera saranno in concerto nella cavea del Parco della Musica (ore 21, viale de Coubertin 30) come evento speciale estivo del Roma Jazz Festival, nella loro unica data italiana.
Pur considerandosi «underground» per molti aspetti, gli Snarky Puppy — guidati dal fondatore Michael League — hanno vinto il primo Grammy Award nel 2014 per la Best r&b performance. Hanno conquistato un Grammy nel 2016 nella sezione Best contemporary instrumental album con Culcha Vulcha, sezione già vinta nel 2015 con Sylva. E hanno conquistato il pubblico: 2 milioni di visualizzazione su YouTube con il video Lingus (We Like It Here).
La band fa delle performance dal vivo la sua principale forma di «evangelizzazione» e per questo, nel corso del 2013, si è esibita in quasi 200 spettacoli dal vivo e workshop in tutto il mondo, toccando festival internazionali come il North Sea Jazz, Monterey Jazz Festival, Umbria Jazz, Jazz Vienne, Blue Note Tokyo, e il Melbourne International Jazz Festival.
Snarky Puppy fonde una profonda conoscenza e un profondo rispetto per la tradizione, con una ricerca che li porta a muoversi tra jazz, funk e r&b, musica scritta e improvvisazione totale.