Delitto Varani, per Foffo nessuno sconto
Confermata la sentenza di primo grado. Il padre di Luca: «Merita l’ergastolo»
Vestito con una camicia bianca a collo alto e i jeans chiari, Manuel Foffo, 32 anni, ascolta in silenzio la conferma in appello della sentenza che lo condanna a 30 anni di carcere per l’omicidio di Luca Varani, ucciso al Collatino il 4 marzo del 2016 durante un festino a base di alcol e sesso. La Corte d’assise d’appello ricalca nel dispositivo le conclusioni del gup. Pertanto all’imputato, condannato in primo grado con il rito abbreviato, viene esclusa l’aggravante della premeditazione, mentre è contestata la crudeltà.
Subito dopo la lettura del verdetto Giuseppe Varani, il padre della vittima, si sfoga sostenendo che «Foffo meriterebbe l’ergastolo, è stata una mattanza». Sulla ricostruzione processuale del delitto pesa il suicidio nel carcere di Velletri di Marco Prato, arrestato insieme a Foffo per il terribile delitto. Il 31enne promoter, amico intimo dell’imputato, si è infatti tolto la vita il giorno prima dell’inizio del processo che lo avrebbe visto in Corte d’assise con l’accusa di omicidio volontario. La scomparsa di Prato ha trasformato Foffo nell’unico superstite di uno dei fatti di sangue più cruenti avvenuti nella Capitale negli ultimi anni.
Bisogna ripartire dalle prime parole pronunciate dall’imputato nelle ore successive all’arresto per capire quanto sia stata agghiacciante questa vicenda. «Volevamo capire cosa si prova a uccidere», confessa Foffo nel primo interrogatorio reso al pm Francesco Scavo il 7 marzo di due anni fa. Dopo quest’ammissione emerge come l’imputato, in compagnia del suo amico Prato, decida di chiamare Luca Varani per invitarlo nella sua casa in via Igino Giordani. La scusa con cui Foffo fa cadere in trappola il 22enne è di offrirgli soldi in cambio di sesso con entrambi. Il giovane acconsente e subito si reca all’appuntamento fissato alle nove del mattino. Appena varca l’ingresso dell’appartamento a Varani viene offerto un cocktail che lo stordisce in pochi attimi. Poi Luca viene aggredito con trenta colpi tra coltellate e martellate. La morte arriva dopo una lunga agonia. Come scrive il gup Nicola Di Grazia nelle motivazioni della sentenza di primo grado, Foffo infligge delle sofferenze indicibili a Varani. Il suo obiettivo è osservare che effetto avrebbe fatto vederlo morire come esperienza straordinaria «oltre ogni limite».
La dinamica dell’omicidio ha spinto anche i giudici di secondo grado a decidere di accertare la capacità di intendere e volere dell’imputato. La perizia stabilisce che Foffo era consapevole di ciò che stava facendo mentre quel giorno infieriva su Varani. I periti aggiungono che l’imputato ha una personalità disturbata, ma in modo moderato, e comunque non è in una condizione tale da escluderne l’imputabilità.
Al delitto, secondo l’accusa, aveva partecipato anche Prato, che ha lasciato una lettera proclamandosi innocente. Missiva-testamento a cui non ha creduto il gup, sostenendo che «Prato rafforza il proposito criminoso di Foffo e adotta una piena partecipazione attiva alla condotta, paritaria fin dal primo strangolamento».
La perizia
Secondo i periti Manuel quel giorno era capace di intendere e volere. Il 30enne ha sì una personalità disturbata ma in modo moderato