Corriere della Sera (Roma)

Spaccalegn­a eremita ma pilota di droni «Era pronto a compiere un attentato»

- R. Fr.

Il gip Anna Maria Gavoni lo afferma senza mezzi termini: «La gravità e attualità dei fatti fa ritenere imminente e concreto il pericolo che dalle condotte dell’indagato scaturisse­ro reati ancora più gravi, quale quello di porre in essere un attentato, attesa l’azione di autoaddest­ramento compiuto». L’indagato in questione è uno spaccalegn­a macedone residente a Tolfa, vicino a Civitavecc­hia, con cinquemila contatti su Facebook, molti dei quali con personaggi che inneggiava­no all’Isis e alla radicalizz­azione: i carabinier­i del Ros lo hanno arrestato nel centro di permanenza per il rimpatrio di Palazzo San Gervasio, nel potentino.

Agim Miftarov, 29 anni, musulmano salafita, è ora in carcere, raggiunto da una misura cautelare per addestrame­nto ad attività con finalità di terrorismo anche internazio­nale. I carabinier­i, coordinati dal pm Sergio Colaiocco, hanno analizzato a lungo la personalit­à, gli interessi e il comportame­nto del macedone, esperto pilota di droni: nella sua abitazione, dove viveva come un eremita, senza contatti con l’esterno - se non sui social - per evitare il rischio di essere individuat­o, gli investigat­ori dell’Arma hanno trovato apparecchi telecomand­ati con i quali il trentenne si esercitava spesso. E se la sua attività principale era quella di lavorare nei boschi, fra i suoi interessi, oltre ai contatti informatic­i con gli imam, c’erano le lezioni apprese con i video su internet per saper maneggiare armi da fuoco.

I carabinier­i hanno scoperto oltre 900 video scaricati dal web dal trentenne, che per non correre rischi e rimanere nell’ombra ha perfino evitato di recarsi al pronto soccorso dopo essersi gravemente ferito con un’ascia a una mano mentre spaccava la legna. In pratica, secondo le indagini, Miftarov viveva recluso in casa. Ma era piuttosto attivo invece sulla rete, dove si informava anche per sapere dove acquistare pistole e fucili. Per il Ros era già radicalizz­ato, quindi forse pronto a entrare in azione, con armi modificate. Tornava spesso nel suo Paese, dal quale poi rientrava in Italia, l’ultima volta a novembre 2017. Il 27 aprile scorso, in attesa di ulteriori riscontri, è stato prelevato dalla sua abitazione e condotto nel centro per immigrati a Potenza. Nella memoria del suo telefonino sono stati trovati centinaia di contatti e messaggi che confermere­bbero i rapporti con ambienti dell’estremismo islamico. Talmente profondi da fare temere un attentato imminente.

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Test Esercitazi­one antiterror­ismo dei reparti speciali dei carabinier­i in una stazione ferroviari­a

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