Il cimitero delle bici nel Tevere (con vista su Castel Sant’Angelo)
Una «moda» esplosa fra residenti e turisti giovani e ubriachi
Una vergogna nel Tevere. Un cimitero di bici del bike sharing. La conferma che la bravata di due ragazzi ubriachi di qualche notte fa non è un fatto isolato. Anzi, sembra quasi una moda a giudicare dalle decine di bici sotto ponte Vittorio, a due passi dagli stand dell’Estate romana.
Una vergogna nel Tevere. L’ennesima. Un cimitero subacqueo di bici del bike sharing. La conferma che la bravata di due ragazzi ubriachi di qualche notte fa, identificati e denunciati dai vigili urbani dopo che il video della loro impresa era stato postato su internet, non è un fatto isolato. Anzi, sembra proprio una moda di romani e turisti a giudicare dalle decine di biciclette ammassate sotto ponte Vittorio Emanuele II, a due passi dagli stand dell’Estate romana. Modelli ormai da buttare, inservibili, arrugginiti nelle parti meccaniche, ricoperti di alghe e fango. Ruote e pedali non girano più, ripararle costerebbe probabilmente più del loro valore.
Bici da gettare via e non soltanto nella putrida acqua della sponda dal lato dell’ospedale Santo Spirito, dove proprio sotto Castel Sant’Angelo ce ne sono altre semi sommerse, altre che si intravedono appena, altre ancora accartocciate fra la vegetazione delle sponde che sono venute alla luce con la secca estiva. Il livello del Tevere si sta abbassando rivelando uno spettacolo sul quale c’erano pochi dubbi: rifiuti, ma perfino segnali stradali sradicati chissà dove da teppisti e vandali della notte e scaraventati nel fiume insieme con transenne metalliche, bottiglie, buste della spazzatura. Insomma c’è di tutto, ma più di qualsiasi altra cosa ci sono le biciclette a noleggio, un servizio di pubblica utilità diventato l’occasione per un altro atto di vandalismo.
Gratuito, come tutti gli altri, peraltro immotivato, visto che nelle altre capitali europee e mondiali il bike sharing è la normalità. A Roma no. Basta dare un’occhiata in giro per scoprire biciclette abbandonate, danneggiate. Di ladri polizia, carabinieri e vigili urbani ne hanno arrestati parecchi, ma il fenomeno dei furti di questi modelli non è certo diminuito. Adesso sta prendendo piede il lancio delle bici nel Tevere. Un fatto sistematico, seriale. Lo dimostrano le oltre venti biciclette lasciate così, sotto il ponte, quasi fossero pronte per essere inforcate da turisti e romani. Una rastrelliera del degrado, che qualcuno sulle sponde arricchisce di tanto in tanto recuperando quello che si può dalla fanghiglia sottostante dove è comunque sempre meglio non avventurarsi e non mettere nemmeno mai lei mani. Anche ieri intere comitive di turisti stranieri passavano, guardavano, commentavano scuotendo la testa. Per di più accanto alla pista ciclabile sul Tevere. E ora Laura Corrotti (Lega), vice presidente della Commissione regionale Tutela del territorio, chiede al governatore Nicola Zingaretti e alla sindaca Virginia Raggi «di attivarsi subito per recuperare le bici e condurre un’indagine congiunta con la società che gestisce lo sharing per risalire a coloro che hanno umiliato la città».