Lazio, giù la testa: da dodici anni non perdeva le prime due
Duro il tecnico con la Lazio: «Non possiamo limitarci al compitino, siamo ancora troppo fragili» Milinkovic e Luis Alberto sotto accusa: «Ma tutti devono dare molto di più. Bene invece Correa»
La Juventus non perdona e l’impresa resta un sogno: la Lazio esce sconfitta per 2-0 anche dal confronto di ieri con i bianconeri a Torino. Un gol di Pjanic nel primo tempo e uno di Mandzukic nella ripresa hanno condannato i biancocelesti al secondo ko consecutivo: la Lazio non perdeva le prime due gare di campionato da dodici anni (2006).
Nella famosa telefonata di Claudio Lotito a Simone Inzaghi che tanto ha fatto discutere in settimana, la Lazio - secondo il presidente - «è dieci volte più forte dello scorso anno». Quella Lazio vinse 2-1 allo Stadium nella passata stagione, dopo avere strappato alla Juve anche la Supercoppa; la Lazio di ieri, che aveva in campo dall’inizio dieci undicesimi di un anno fa (Acerbi l’unico volto nuovo), ha perso. Ma la sensazione è che non sia tutto da buttare. Ronaldo, il mostro, faceva paura, ma non ha segnato, anche se ci è andato vicino. Wallace, fin quando ha potuto, ci ha messo una pezza, che però non è bastata perché la Juventus non è soltanto CR7. Nel momento in cui la Lazio sembrava pienamente in partita, è arrivata la giocata del campione (Pjanic), e l’unica cosa che può essere imputata alla difesa è la mancata chiusura al limite dell’area sul bosniaco.
Non basta, questo, per far felice Simone Inzaghi, che raramente si era visto così critico nei confronti della squadra: strascichi delle polemiche dei giorni scorsi? «Non si può essere soddisfatti, abbiamo il dovere di fare di più, il compitino non basta. Abbiamo fatto due partite discrete, ma niente di più. Siamo stati troppo leggeri, abbiamo sbagliato passaggi semplici. Va bene che la partita è stata sbloccata da un eurogol, ma soprattutto contro squadre come Juventus e Napoli abbiamo l’obbligo di fare meglio».
Un messaggio neanche tanto criptato verso quelli che lo scorso anno erano stati i grandi protagonisti della cavalcata biancoceleste: Luis Alberto e, soprattutto, Milinkovic-Savic, fischiato dall’Allianz Stadium che lo avrebbe voluto in bianconero e, metaforicamente, anche da Inzaghi, che non lo nomina ma lo striglia. «È superfluo parlare di Sergej - dice - Dobbiamo salire di condizione tutti quanti, anche perché dopo la sosta inizierà un tour de force tra campionato ed Europa League. Non ci aspettavamo questo inizio, essendo arrivati quinti lo scorso anno, ma dal momento che il calendario è questo avremmo dovuto fare di più. Non basta essere discreti: non sono per niente soddisfatto, ma comunque fiducioso, nonostante la partenza a handicap».
La certezza è che le stesse urla di Lotito a Inzaghi registrate con uno smartphone si sentiranno anche a Formello, nella settimana che porterà al derby contro il Frosinone: l’allenatore si aspetta una scossa, che potrebbe arrivare anche con il progressivo inserimento dei nuovi. Ieri, oltre ad Acerbi (già leader anche per un paio di urlacci ai compagni), nel secondo tempo si sono visti contemporaneamente Badelj e Leiva (che, in teoria, dovrebbero essere uno il cambio dell’altro), mentre Correa ha dimostrato di avere qualità. Confermata da Inzaghi: «Si sta integrando nel migliore
❞ Senad Lulic Delusi e arrabbiati, non ci aspettavamo un inizio tanto deludente. Ora però arriveranno i punti
dei modi». Il segreto? Forse, quello di non guardare la classifica, abbastanza deprimente al netto delle avversarie affrontate.
«Ora arriveranno partite in cui potremo fare punti - aggiunge Senad Lulic -. Non ci aspettavamo di partire con due sconfitte, per questo siamo delusi e arrabbiati». Come Lotito con Inzaghi e, da ieri, come Inzaghi con la Lazio.