I giallorossi rimangono in confusione, la resa arriva all’ultimo secondo
Ko che brucia col Milan: regalato un altro tempo, gli errori vanno al di là del modulo
La Roma senza capo né coda ha subìto la prima sberla in campionato a San Siro contro il Milan. Ieri sera i giallorossi si sono arresi all’ultimo secondo, colpiti da Cutrone dopo la rete di Kessie e il pareggio strappato da Fazio. Bocciato il 3-4-1-2 di partenza di Di Francesco, gol annullati a Higuain e Nzonzi.
Un altro tempo, il primo come contro l’Atalanta, regalato dalla Roma. Un’altra ripresa a rincorrere il risultato, ma stavolta l’impresa non è riuscita alla formazione giallorossa, che aveva pareggiato con Fazio il gol di Kessie, ma è crollata a trenta secondi dal termine dopo la rete di Cutrone, bravo a sfruttare una leggerezza di Nzonzi. La Roma non perdeva in trasferta in campionato dallo scorso 23 dicembre, allo Juventus Stadium contro i bianconeri: da allora 8 vittorie, compresa quella all’esordio contro il Torino, e 4 pareggi.
Eusebio Di Francesco aveva provato a dare una scossa ai suoi con un modulo di partenza, il 3-4-1-2 con Pastore alle spalle di Dzeko e Schick, praticamente inedito. Esperimento abortito dopo appena quarantacinque minuti, quando è tornato al 4-2-3-1: il tecnico giallorosso dovrà lavorare parecchio, soprattutto sul piano psicologico, durante la sosta.
«Abbiamo regalato - le sue parole a fine gara - un tempo al Milan, come avevamo fatto con l’Atalanta, poi siamo cresciuti anche per le modifiche fatte. Peccato per l’ultimo gol, che abbiamo subito anche per la scelta di un giocatore (De Rossi, n.d.r.) che non doveva scappare indietro e che avrebbe lasciato due uomini in fuorigioco. Sono episodi che fanLa no parte del calcio e che hanno determinato il risultato, dispiace che sia successo nel finale. È andata così, c’è stata un po’ di ingenuità nostra, ci sono mancate la lucidità e la freschezza mentale».
L’esperimento della difesa a tre non è andato bene. «L’ho fatto per dare la sicurezza che era mancata con l’Atalanta. Dobbiamo riflettere sul perché partiamo sempre piano nei primi tempi e poi cresciamo, poi ci sono errori che vanno al di là del modulo. Le scelte non sono state vincenti, il risultato determina anche questo tipo di analisi. Nella fase difensiva non siamo più compatti, non diamo quella sensazione di solidità che davamo in precedenza, anche quando giocano i calciatori dello scorso anno. Abbiamo preso troppi gol, sbagliamo i tempi di aggressione e troppe scelte e non manteniamo la tensione che ci vorrebbe».
Dal gioco della Roma sono sparite le ali. «Principalmente ci è mancata brillantezza e lucidità, sia fisica sia mentale. Nel secondo tempo abbiamo espresso un calcio migliore, con delle manovre che facciamo abitualmente. Volevo mettere un attacco più fisico, con Schick e Dzeko ma li abbiamo serviti poco. Avevo calciatori un po’ stanchi, Cengiz lo avrei messo durante la gara».
L’allenatore Dobbiamo riflettere sul perché partiamo sempre così lenti