Paolo Poli show: 586 definizioni, una vita in mostra
Nel «suo» Teatro Valle una mostra ricorda l’attore (e i suoi 586 appellativi)
Quella volta di Anna Magnani, Paolo Poli la raccontava spesso a suo nipote Andrea Farri: «Mio zio recitava in un teatro romano, non ricordo quale, e la grande attrice era andata a vedere lo spettacolo. Alla fine della messinscena Nannarella, entusiasta, si alza in piedi per applaudire con calore, e rivolgendosi al resto della platea esclama a voce alta: “Ammazza quanto so’ bravi ’sti fr...”». È uno dei tanti aneddoti che riemergono dalla memoria storica di un grande attore, ora giustamente celebrato al Teatro Valle con una mostra multimediale, curata dal nipote (figlio di Lucia Poli) e da Rodolfo di Giammarco, da domani al 4 novembre.
«In questo modo lo riportiamo a casa — dice Farri — perché il Valle è stato il palcoscenico su cui Paolo ha portato la maggior parte dei suoi più grandi successi. È un omaggio che il Teatro di Roma e l’amministrazione capitolina hanno voluto rendere a uno dei più importanti attori del Novecento, scomparso nel 2016».
La mostra consente ai visitatori di sfogliare le pagine di vita di Poli attraverso 40 monitor, allestiti nei palchi e in platea, uno per ogni spettacolo che ha realizzato tra il 1950 e il 2014. Sugli schermi scorrono immagini, foto, video inediti, bozzetti di scene firmate, tra gli altri, da Lele Luzzati; e inoltre locandine e poster che ripercorrono oltre sessant’anni di rappresentazioni. Nel foyer il pubblico può leggere su un video wall i 586 appellativi con cui la stampa, nell’arco di più di mezzo secolo, ha descritto l’attore (da «acrobatico» a «zitellesco»), rappresentando i volti multiformi del suo essere artista.
«Sin da bambino ho sempre seguito le tournée di mia madre e dello zio — continua a raccontare Andrea, 36 anni — viaggi interminabili che potevano durare anche otto mesi. La mia più grande emozione l’ho vissuta una sera quando, al termine della messinscena di Cane e gatto, mi portò con lui in proscenio a ringraziare il pubblico. Venni abbagliato dai riflettori, non riuscivo a vedere la platea e per me fu una specie di trauma. Forse per questo non ho mai desiderato fare l’attore».
Andrea infatti ha scelto la strada del compositore di colonne sonore per cinema, teatro e tv. «Ho iniziato giovanissimo e sono autodidatta. Fu zio a dirmi: tu farai il musicista come Gioachino Rossini che non ha studiato al conservatorio. Aveva visto giusto».
La mostra dedicata a Poli è anche l’occasione per continuare a render vivo il Valle, tuttora inagibile per realizzare veri e propri spettacoli: si inserisce infatti nel programma di attività Interludio Valle. «Paolo amava molto Roma, dove ha abitato ininterrottamente dagli anni 70, a via del Governo Vecchio. Diceva che è una capitale dove anche i cani abbaiano con più autorità».