Municipalizzate È bagarre in Campidoglio
Il Pd «occupa» l’aula Giulio Cesare. Oggi Raggi vede Conte: poteri speciali a Roma
Prima l’intervento «fast» dell’assessore a Bilancio e Partecipate, Gianni Lemmetti, poi l’occupazione degli scranni della giunta da parte delle opposizioni di centrosinistra: scoppia il caos in Aula Giulio Cesare dopo il mancato prolungamento del consiglio straordinario (voluto dalle opposizioni) sul piano di razionalizzazione delle municipalizzate capitoline in vista della presentazione del bilancio consolidato. «Non abbiamo raggiunto ancora gli obiettivi», ammette Lemmetti prima di entrare nel merito del rapporto con Ama, azienda dei rifiuti senza ancora l’ok sui conti da parte del Comune. «I tecnici stanno svolgendo approfondimenti che riguardano i 18 milioni di euro proventi dei servizi cimiteriali», dice l’assessore. Poco dopo si scatena il caos: «Scriveremo al prefetto», dice il Pd.
Prima l’intervento «fast» dell’assessore, poi l’occupazione degli scranni da parte delle opposizioni. «Siamo in ritardo sulla programmazione del bilancio consolidato, perché i tecnici stanno svolgendo approfondimenti sulle partite dichiarate in contestazione nel vecchio consolidato tra Roma Capitale e Ama, che riguardano i 18 milioni di euro proventi dei servizi cimiteriali. Ma non esiste alcun conflitto tra Roma Capitale e la municipalizzata». L’assessore a Bilancio e Partecipate, Gianni Lemmetti, smentisce lo scontro, però conferma il problema che ha congelato l’ok del Campidoglio sui conti della municipalizzata dei rifiuti, un mancato step che mette a rischio bonus e stipendi dei dipendenti nonché le linee di credito aperte dall’azienda con le banche (sindacati sul piede di guerra: «Il 28 manifestazione-assemblea. Così si smembra l’azienda», la nota Fp Cgil, Cisl Fit, Fiadel). E soprattutto conferma gli «approfondimenti» in corso che possono portare alla bocciatura del bilancio 2017 di Ama già approvato dal cda dell’azienda: di fatto una sfiducia a chi quel cda lo dirige, il presidente Lorenzo Bagnacani.
L’ammissione nel corso di in un consiglio comunale straordinario convocato (su input delle opposizioni) per fare il punto sulla galassia delle partecipate capitoline - circa 24 mila dipendenti - ad un anno dalla presentazione del piano di riorganizzazione firmato dall’ex assessore Massimo Colomban. Un piano che, nonostante gli annunci, è ancora in corso di perfezionamento. «Un conto sono i documenti realizzati, un conto le parole che sono state dette - ha detto Lemmetti -. L’assessorato sta portando avanti il programma inserito all’interno della delibera 53. Ma non abbiamo raggiunto completamente tutti gli obiettivi».
Ma proprio quando l’analisi stava entrando nel vivo, poco prima delle 14, la discussione si è interrotta anche se le opposizioni avevano formulato una doppia richiesta: la protrazione dei lavori e la presenza in Aula della sindaca Raggi (che oggi vedrà il premier Giuseppe Conte: poteri speciali, l’argomento). Istanze bocciate a maggioranza dall’Assemblea. Così, dopo il voto contrario, è scoppiato il caso: prima la protesta del capogruppo FdI, Andrea De Priamo (FdI), poi è scattata l’occupazione degli scranni della giunta da parte dei consiglieri di centrosinistra (Pd, RomaTornaRoma, Sinistra X Roma e Gruppo misto). «Una presa in giro per la città: il consiglio è iniziato in ritardo, senza relazione dell’assessore, e il M5S ha impedito di votare gli odg», ha spiegato il capogruppo Pd in Campidoglio Giulio Pelonzi. «Scriveremo al prefetto per salvaguardare il ruolo delle opposizioni - ha aggiunto -. Abbiamo occupato gli scranni per dire alla città che le opposizioni saranno costrette a fare il ruolo di una giunta che non dà risposte».
«La maggioranza ha così chiarito il suo disinteresse totale verso i lavoratori delle partecipate a rischio e di quelle che vivono gravi crisi come Atac e Ama. Per i grillini viene prima il pranzo che il futuro delle partecipate: i romani devono sapere che sono governati da un gruppo di irresponsabili oltre che di incapaci», la nota del gruppo FdI in Campidoglio (compreso Francesco Figliomeni, rientrato nei ranghi dopo due mesi nel gruppo misto). Ma forse a far più male alla maggioranza è il commento di Cristina Grancio, ex grillina espulsa dal M5S dopo le esternazioni di dissenso sullo Stadio della Roma: «La maggioranza è serva della giunta, non si ribella e non dice la sua. Questo succedeva già quando ero ancora nel M5S, la giunta neanche metteva a conoscenza la maggioranza della sua posizione politica se non 5 minuti prima delle votazioni. C’è una evidente volontà di svilire il ruolo del consiglio, principale azionista delle aziende partecipate». Contro le opposizioni (e soprattutto contro la ex grillina Grancio) è arrivato il post del capogruppo M5S, Giuliano Pacetti: «Strepitano e come al solito fanno disinformazione. La loro nuova portabandiera è Cristina Grancio. Sapete perché devono fare così? Perché Atac è salva, grazie a noi. I risultati arrivano, grazie a noi. Il consiglio era convocato dalle 11 alle 14.00. Le opposizioni si sono volute trattenere anche dopo. Noi siamo andati ad amministrare la città».