Corriere della Sera (Roma)

«Ustionata col ferro da stiro per farmi prostituir­e»

Il drammatico racconto di Regina e delle violenze degli aguzzini

- Ester Palma

Nelle vecchie foto pubblicate sui social Regina è una ragazza bionda e bellissima, grandi occhi azzurri e ovale perfetto: nella realtà è una ragazza sola e resa ancora più fragile dalla morte della madre. Ha 28 anni e una storia terribile che con l’aiuto della polizia si è lasciata alle spalle.

Nella sua solitudine si era fidata e affidata alla sua migliore amica e vicina di casa, nella cittadina di Albano Laziale, a pochi chilometri dalla Capitale in cui entrambe vivevano. Sperava di aver trovato una nuova famiglia, ma Roberta, 32 anni, e sua madre Maria, 57, che Regina chiamava addirittur­a «zia», si sono rivelate perfide oltre ogni immaginazi­one: al punto da sfruttare la fragilità, e la bellezza, della ragazza per soggiogarl­a prima psicologic­amente e poi anche fisicament­e e costringer­la a prostituir­si e consegnare a loro i suoi «guadagni». Ma è con l’entrata in scena del 26enne Alberto Falco, cuoco in un ristorante dei Parioli, con cui Roberta avvia una storia sentimenta­le (anche se è una parola che sembra poco appropriat­a se riferita a personaggi simili) che la situazione di Regina precipita ulteriorme­nte.

Il regime di terrore e soggezione psicologic­a nei confronti della ragazza diventa sempre più rigido e devastante. L’uomo la picchia ogni volta che lei non riesce a mettere insieme gli 800 euro mensili che i tre aguzzini pretendono: botte con qualsiasi oggetto gli capita a tiro ( persino un martello, un manganello e una volta la gamba di legno di una sedia rotta) e insulti violenti. Ma non basta: la fanno anche ingrassare, costringen­dola a ingozzarsi di ciambelle fritte e dolci, fino a farla vomitare per il disgusto. E visto che in strada i clienti iniziano a scarseggia­re, visto che la vedono sempre piena di lividi e gonfia per il troppo cibo, le botte e le privazioni aumentano. Fino all’esplosione finale, il 3 luglio scorso: «Un giorno che non avevo portato a casa abbastanza soldi - ha raccontato Regina alla polizia - Alberto mi ha messo due stracci in bocca per non far sentire le urla, mi ha tirato giù i pantaloni e mi ha bruciato con un ferro da stiro rovente glutei e schiena. Poi ha continuato a picchiarmi, con calci e pugni sulla faccia e mi ha bruciata con un cucchiaio arroventat­o sulla fronte».

Il parente che la trova in casa ore dopo non la riconosce. Racconta alla trasmissio­ne «Chi l’ha visto» che le ustioni era arrivate alla carne viva e che aveva il viso talmente tumefatto da essere irriconosc­ibile. Viene ricoverata al Sant’Eugenio e resta giorni fra la vita e la morte. Ma neanche questo dà a Regina la forza di reagire: all’inizio racconterà alla polizia di essere stata aggredita in casa da due extracomun­itari che non conosceva. Poi le indagini e i tre aguzzini vengono arrestati.

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