ORA BASTA, SIA LUTTO CITTADINO
Ieri l’Archivio storico della Comunità ebraica ha emesso una nota di Memoria che è bene riportare integralmente: «Deportati di e da Roma. 16 ottobre 1943: 1022 (419 maschi, 603 femmine; di cui 274 minori di 15 anni). Dopo il 16 ottobre: 730 (583 maschi e 147 femmine; di cui 38 minori di 15 anni). Totale deportati di e da Roma: 1752. Maschi: 1002. Femmine: 750. Minori di 15 anni: 312. Ritornati: 118». Nessun commento può sostituire la forza e la durezza dei numeri. Tutto questo è accaduto a Roma 75 anni fa. Ed è doveroso ricordarlo progettando il futuro e guardando alle nuove generazioni, che hanno diritto alla vita e alla speranza. La Memoria è indispensabile per chi ha gran parte dell’esistenza alle spalle, perché le tragedie non rischino di essere cancellate via, così come le conquiste e le gioie. Ma è essenziale soprattutto per chi deve ancora scrivere le pagine della propria vicenda umana. L’orrore della Shoah non si ripeterà più solo e soltanto se anche i giovani sapranno, capiranno, e a loro modo ricorderanno. Per questa ragione appare incomprensibile che tante giunte capitoline, inclusa l’attuale, non abbiano trovato il tempo né la volontà di proclamare il 16 ottobre di ogni anno giorno di lutto cittadino. Il Corriere della Sera, anche con gli interventi di Pierluigi Battista, si batte per questo da anni. Ma in una inquietante solitudine che dimostra una inerzia politicamente trasversale, e per questo ancora più grave per Roma e per la sua Storia.