Buoni pasto, per i locali «buco» da 50 milioni
Il crac della «Qui! Group» rende difficoltoso il recupero crediti
Crac «Qui! Group», 50 milioni il costo per bar e ristoranti: a tanto ammontano i crediti secondo la Fipe. Esercenti sul piede di guerra anche perché lo Stato ha tagliato i rimborsi. In mancanza di convenzioni sarebbero 150mila i ministeriali senza ticket.
«Quer pasticciaccio» dei buoni pasto. Il fallimento di una società fornitrice di questo servizio, la «Qui! Group», ha lasciato migliaia di bar e ristoranti - la stima è circa tremila - nell’impossibilità di riscuotere i propri crediti: un importo stimato dagli esercenti in circa 50 milioni di euro, che con grande difficoltà potranno riavere indietro.
Le cifre sono arrivate ieri dalla Fipe Confcommercio di Roma, che nel denunciare il danno ai pubblici esercizi della Capitale lancia anche un altro allarme: la nuova gara indetta dalla Consip, la «Consip 8», prevedendo un ulteriore sconto del 20% rispetto alla precedente, ancora una volta a carico degli esercenti, rischia di lasciare senza servizio 150mila dipendenti pubblici. Bar e ristoranti infatti non si convenzioneranno più e gli impiegati non sapranno dove spendere i propri buoni pasto o come utilizzarli.
Insomma «oltre al danno la beffa», secondo la Fipe. «In questa nuova gara - spiega il coordinatore della Federazione romana Luciano Sbraga - il lotto del Lazio, prevalentemente di Roma, del valore di 292 milioni, è stato aggiudicato alla “Repas lunch coupons” con la previsione di un ulteriore sconto alla pubblica amministrazione, ovvero alla Consip, di circa il 20%. Questo vuol dire che la società emettitrice si rifarà su bar e ristoranti, chiedendo loro lo sconto del 20%. Così, per fare un esempio, per un buono pasto del valore di cinque euro al bar arriverà un rimborso di quattro: un euro verrà trasferito direttamente alla società che fa gli acquisti. Per questo io credo che gli esercenti si faranno bene i conti: non è più conveniente incassare i buoni pasto e di conseguenza, con tutta probabilità, i dipendenti pubblici romani avranno sempre più difficoltà e spenderli».
Un pasticciaccio che arriverà sul tavolo del ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio: per la Fipe Confcommercio è ormai necessaria una riforma complessiva del settore. Anzi, «abbiamo già scritto al vicepresidente del Consiglio - aggiunge Sbraga per sollecitare la riforma». E per fronteggiare rapidamente la questione i titolari di bar e ristoranti sono stati invitati «a fare bene i loro conti e nel caso a non convenzionarsi più». «Proprio per rispondere alle esigenze dei pubblici esercizi in difficoltà - spiega poi il commissario di Fipe Roma, Giancarlo Deidda - abbiamo creato lo sportello “Sos buoni pasto”, che fornirà assistenza legale per il recupero dei crediti e per la gestione delle nuove convenzioni». E così per i 150 mila dipendenti pubblici romani il rischio è di dover andare alla ricerca del buono pasto perduto.
A digiuno Dopo la nuova gara 150 mila dipendenti pubblici rischiano di restare senza ticket