Nome di bimba sul sito, è bufera
I dati pubblicati sull’albo pretorio online. Polemica Campidoglio-Municipio
Il Garante della privacy aprirà un’istruttoria sul caso della bambina di nove anni, che frequenta la scuola elementare nell’VIII Municipio, i cui dati personali sono stati pubblicati sull’albo pretorio online del Comune assieme a quelli della madre: «La normativa vigente sottrae al regime di trasparenza amministrativa gli atti dai quali possa desumersi la condizione di particolare fragilità economico-sociale della persona — sottolinea Antonello Soro, a capo dell’Authority —. Questo divieto va preso sul serio e non come un adempimento burocratico: perché funzionale alla tutela della dignità, così da impedire che la doverosa trasparenza sugli atti delle amministrazioni degeneri, sia pur involontariamente, in un’inaccettabile gogna».
La famiglia della piccola, in base alle verifiche dell’ufficio recupero crediti, è in debito di 730 euro per il mancato pagamento di alcuni bollettini della mensa. Il punto, però, è un altro: come sia stato possibile rendere pubblici i dati sensibili di una minore. La sindaca accusa il parlamentino locale: «La pubblicazione dell’atto sul portale web di Roma Capitale costituisce una grave violazione della privacy e della tutela dei minorenni. Il documento è stato inserito sull’albo pretorio da parte degli uffici del Municipio VIII. Abbiamo avviato gli accertamenti per individuare precise responsabilità». Nel respingere possibili analogie con quanto accaduto a Lodi, dove l’amministrazione leghista ha reso più complicato per gli stranieri l’iter per ottenere i buoni pasto, Virginia Raggi ribadisce: «La decisione del Municipio VIII di pubblicare l’atto è inqualificabile e inaccettabile. La nostra azione politica si basa sul contrasto a ogni forma di razzismo e discriminazione».
Diversa la ricostruzione di Amedeo Ciaccheri, minisindaco di sinistra della Garbatella, che ieri ha incontrato il padre della bambina e coinvolto i servizi sociali: «Lo scorso febbraio, quando il Municipio era ancora commissariato, l’allora direttore ha emesso una determina sulle famiglie morose per il servizio mensa. A ottobre, il dipartimento Scuola ha inoltrato in automatico tutte le notifiche agli uffici municipali». È in questa fase che si sarebbe creato il cortocircuito: «Per i senza dimora che indicano una residenza fittizia (è la situazione della bambina) l’atto viene pubblicato in automatico, secondo un procedimento standardizzato che non prevede filtri e non si può modificare con omissis perché altrimenti non sarebbe più valido». Non solo Ciaccheri, ma anche i dem in assemblea capitolina protestano contro la delibera di giunta del 3 marzo 2017, bollata dalla consigliera Valeria Baglio come «disumana»: secondo quanto previsto dal provvedimento, in mancanza di una dimora fisica le comunicazioni vanno pubblicate sull’albo pretorio. Marco Palumbo (Pd) attacca la sindaca: «Corregga la delibera. Le responsabilità che oggi, indignata, vuole accertare, sono le sue».