Colta e pop, Festa del Cinema al via
Circa 80 film selezionati. Apertura senza Dakota, ma arrivano Blanchett e Huppert
Al via oggi all’Auditorium la Festa del Cinema, fra anima popolare e anima autoriale. L’omaggio a Carlo Vanzina, galantuomo che nel suo prolifico laboratorio artigianale di prodotti «medi» era capace di intuizioni profetiche sui cambiamenti nella società, e a Martin Scorsese, che raddoppierà il suo impegno a Roma, visto che i biglietti sono andati a ruba. Il regista riceverà il premio alla carriera da Paolo Taviani, del quale verrà mostrato il film San Michele aveva un gallo che Paolo firmò col fratello Vittorio.
Fra gli incontri più attesi, quelli con le divine Cate Blanchett e Isabelle Huppert, ma anche Sigourney Weaver.
Si aprirà senza l’attrice protagonista: Dakota Johnson di Bad Times at the El Royale,
presente a Londra per l’uscita del remake di Suspiria, non ha trovato il tempo di venire a Roma. Tra i circa 80 film selezionati, ci saranno certamente opere di grande qualità, come del resto è già successo nelle edizioni che si sono svolte negli ultimi anni.
La vera particolarità della Festa del Cinema, al via oggi, è nella unificazione di due «blocchi» completamente separati che non dialogano fra loro e che compongono l’universo cinematografico: l’anima popolare e l’anima autoriale.
Un esempio è l’omaggio a Carlo Vanzina, galantuomo che nel suo prolifico laboratorio artigianale di prodotti «medi» era capace di intuizioni profetiche sui cambiamenti nella società, regista trattato con indifferenza dall’establishment salvo rivalutazione post mortem. Ecco, un omaggio a Vanzina (lui vivente) sarebbe stato impensabile in un Festival.
La popolarità non è un’«esclusiva» della Festa: la Berlinale è affollata da migliaia di giovani. Manca però questo gioco romano tra l’alto e il basso, tra Vanzina e Martin Scorsese. Il quale raddoppierà il suo impegno, visto che i biglietti per l’incontro pubblico che avrà col direttore Antonio Monda sono andati esauriti in meno di dieci minuti, si concederà un secondo bagno di folla. Scorsese parlerà del suo amore per il cinema italiano (che raccontò in un magnifico documentario ma di cui non ha mai discusso in pubblico), indicando i nove film del nostro paese che lo hanno segnato. Poi, su sua esplicita richiesta, riceverà il premio alla carriera da Paolo Taviani, del quale verrà mostrato il film San Michele aveva un gallo che Paolo firmò col fratello Vittorio. La vera piacevolezza della Festa è in questi incontri, dove celebri attori e registi (ma anche scrittori eccetera) si raccontano, complice la bellezza di Roma, sganciandosi dalla logica adrenalica-competitiva del film del momento. Fra i più attesi, quelli con le divine Cate Blanchett e Isabelle Huppert, ma anche Sigourney Weaver. Si è detto tante volte, la gara fu abolita per evitare sovrapposizioni con la Mostra di Venezia. Ma se c’è un punto di debolezza, è un altro. Una manifestazione di alto rango non contempla l’ipotesi (come purtroppo avverrà a Roma) di avere il film d’apertura (che è come la vetrina di un negozio) senza l’attore protagonista, in questo caso Bad Times at the El Royale con Dakota Johnson che non ha trovato il tempo di venire a Roma dopo essere appena stata al Festival di Londra per il remake di Suspiria.
Il cinema si fa con i volti (e anche con l’amato-odiato tappeto rosso). Va detto che il direttore Monda con le risorse economiche a sua disposizione (un quarto di Venezia) fa i miracoli, cosa che gli hanno riconosciuto anche i suoi (ex) pochi collaboratori non in linea col suo pensiero, come Piera Detassis oggi al comando dei David di Donatello.
Tra i circa 80 film selezionati, ci saranno certamente film di grande qualità, come è successo negli ultimi anni. E’ questa è una medaglia che andrà sul petto di Monda e dei suoi collaboratori. L’importante è non spacciare la Festa per quello che non è, non può e non vuole essere.