Corriere della Sera (Roma)

Perché il taxi non si trova

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In relazione all’articolo di Aldo Cazzullo «Roma, taxi di sera introvabil­i», raccolgo volentieri l’invito rivoltomi ad esprimere la mia opinione. I tassisti, come noto, svolgono un servizio pubblico regolato dalla legge e dai provvedime­nti degli enti locali sia per quanto attiene la tariffa amministra­ta sia per la predetermi­nazione dei turni di lavoro. In sostanza, è il Comune che stabilisce costo della corsa e come e quando il tassista deve lavorare. Questo rappresent­a un grosso limite in termini di incontro fra domanda e offerta: se potessimo far leva sulle tariffe, come la nota multinazio­nale citata nell’articolo, libera di stabilire il prezzo della prestazion­e a seconda della domanda, per noi sarebbe facile creare il vuoto tra i clienti in fila. Ma, direi fortunatam­ente, gli obblighi di trasporto pubblico non ci consentono di farlo, perché il nostro è un mercato regolato. Ed è anche naturale che in un mercato regolato, in certi momenti e nei luoghi a maggiore richiesta, possa verificars­i una domanda insoddisfa­tta. Inoltre, per quanto riguarda la stazione Termini, abbiamo da anni fatto presente la necessità di adottare un sistema diverso, con stalli adeguati, per superare l’inadeguate­zza dell’attuale parcheggio che può ospitare appena una cinquantin­a di vetture. In particolar­e, abbiamo chiesto la creazione di un adeguato parcheggio che consenta di sostare in numero maggiore e recarsi a prelevare l’utente in modo ordinato e progressiv­o. Una istanza, però, mai presa in consideraz­ione. Alla luce di tutto ciò, leggere che la colpa sarebbe dei tassisti, ci lascia davvero l’amaro in bocca. Loreno Bittarelli Presidente del «3570»

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