«Low Form», in mostra arte e tecnologia
Quei sogni artificiali generati dal computer
«Non è una mostra facile, ha bisogno di tempo per essere esplorata, interpretata e vissuta, soffermandosi sulle singole opere e addentrandosi negli interrogativi che scatenano». Bartolomeo Pietromarchi, curatore della mostra Low Form ospitata al Maxxi da oggi al 24 febbraio, non nasconde la complessità di un’esposizione che viaggia nell’immaginario tecnologico e surreale degli artisti nativi digitali – fra i trenta e i quarant’anni - ondeggiando fra sogni generati dai computer, algoritmi usciti dai dipartimenti scientifici di Harvard che diventano strumenti creativi e avatar che riflettono sul senso dell’esistenza.
È un’arte più intellettuale che estetica, dove parte dell’incanto sta in ciò che non si vede: nel processo filosofico e tecnico che accompagna l’atto creativo dei sedici artisti ospiti, esploratori degli scenari prodotti dalla tecnologia e autori di opere che intrecciano uomo e macchina, linguaggi artistici e processi automatici, per far luce sull’esistenza di un inconscio tecnologico. «Siamo di fronte al Surrealismo del XXI secolo – commenta il presidente del Maxxi Giovanna Melandri, recentemente inserita tra gli esponenti del Brain Trust di Google Art & Culture atteso al summit Digital Meets Culture – dove la simulazione degli stati mentali viene sostituita dalla simulazione tecnologica, spalancando nuovi scenari espressivi ed etici».
In mostra venti installazioni, tra cui Im here to learn so :)))))) di Zach Blas & Jemima Wyman che ha come protagonista Tay, un chatbot di Microsoft con intelligenza artificiale dismesso perché hackerato. Gli artisti recuperano e fanno parlare l’avatar, che si dice frustrato per la mancanza di fisicità, sfruttando la tecnica del Deep Dream per la creazione di visioni artificiali. Jon Rafman presenta invece
Poor Magic e Shadowbanned: Punctured Sky, mentre Cheyney Thompson due lavori che affondano nell’informatica: il software che disegna traducendo in colore gli andamenti della Borsa e il programma di grafica vettoriale che riproduce la Bellona di Rubens.
Poi ci sono Luca Trevisani con le piume stampate a raggi uv, il ledwall Emissary Sunsets
the Self di Ian Cheng, il duo Pakui Hardware, Jamian Juliano-Villani, Agnieszka Polska, Carola Bonfili, Cécile B. Evans, Nathaniel Mellors & Erkka Nissinen, Trevor Paglen, Lorenzo Senni, Avery K Singer, Luca Trevisani, Anna Uddenberg ed Emilio Vavarella.