CASA, TRA CONVEGNI E REALTÀ
Non se ne fa un gran che, ma almeno se ne parla. Il tema della casa è tra le poche cose riconosciute da tutti come importantissime ma sul piano concreto resta privo di solidi impegni. L’altro giorno alla Casa dell’Architettura s’è discusso l’«Abitare alle soglie del III Millennio». Nella sala déco illustri esperti come il sociologo Domenico De Masi e architetti del calibro di Paolo Portoghesi e Ricardo Bofill hanno filosofeggiato portando la platea alle soglie di una vertigine: è bello sapere che c’è qualcuno che pensa al rapporto tra uomo e città, tra uomo e ambiente, a cosa sarà il futuro per tutti noi, a quali rischi andiamo incontro. Chi si aspettava che il convegno indicasse dove stanno i difetti dell’abitare oggi, cosa si deve fare per vivere un po’ meglio nelle nostre case e nei nostri quartieri, se è il caso di tornare alle case popolari o no, è rimasto a bocca asciutta. Solo Gianluca Peluffo, coprogettista della Bnl al Tiburtino, pur tentato dal pensiero «alto» ha poi spiegato come sta costruendo una nuova città sul Mar Rosso su commissione del governo egiziano. Guardare all’orizzonte va bene, ma forse è utile vedere dove si cammina. Al posto del vacuo «abitare» si dovrebbe discutere della «casa», magari proprio qui, a Roma, capitale dei senzatetto. L’assessore all’Urbanistica, invitato, con la sua assenza ha confermato che il tema è ingombrante, troppo difficile da affrontare. È meglio la futurologia.