I due Ceausescu in versione Frosini/Timpano
Nicolae ed Elena, l’infanzia del despota, la dittatura, il lungo sodalizio, il processo, la condanna a morte: il duo Frosini/Timpano all’India con «Gli sposi», testo sulla coppia simbolo degli anni bui in Romania
«Sapevano essere anche teneri, l’uno con l’altra. Lei era devota al successo di lui. Avevano un rapporto di grande complicità. Una coppia comune, banale anche nei battibecchi che capitano, fra coniugi»: frasi che colpiscono, se si parla di due dittatori, anzi un dittatore e sua moglie, Nicolae Ceausescu e Elena Petrescu. Gli sposi - romanian tragedy èlo spettacolo della coppia d’arte e di vita Elvira Frosini e Daniele Timpano, da venerdì al Teatro India.
Una nuova prova, per il duo che nella trilogia Aldo Morto, Digerseltz e Zombitudine ha già affrontato gli incubi, le paure, i fantasmi della società. Lo fa di nuovo, ora, con due eroi al contrario, il dittatore romeno e sua moglie, fucilati dopo un processo sommario da parte di un tribunale militare il giorno di Natale del 1989, al culmine della rivoluzione che liberò il Paese dopo oltre vent’anni a testa china.
«La ricostruzione della vicenda — spiega Timpano — prende le mosse dal testo dell’autore francese David Lescot (tradotto da Attilio Scarpellini, ndr), che condivide con noi l’ideazione. Lui ci ha rappresentati in Francia, noi lo portiamo in scena in Italia. Lo spettacolo parla di Storia, di potere, della nostra identità europea. Seguiamo un ordine cronologico: dall’infanzia del despota, al processo, alla condanna a morte, come fosse una biografia».
Descrive: «All’inizio prendiamo le distanze dai personaggi. Scivoliamo in loro gradualmente, in maniera rozza, ironica, spietata, critica. S’intuiscono riferimenti da Lady Macbeth, la donna che trama nell’ombra, e a Père e Mère Ubu: due clown isterici e paradossali, ipocondriaci come sono i pensionati che incontriamo ai giardinetti. Nicolae e Elena sono stati dipinti come mostri, che hanno dissanguato il Paese. In casa i rubinetti d’oro, e la disonestà come modo di vita. L’apoteosi del socialismo reale. Verità assoluta? Forzatura? Non difendiamo la coppia, ma siamo consapevoli che a prevalere è il punto di vista dell’Occidente liberista e capitalista, al centro del mondo. Nessun revisionismo, ma ci piacciono i punti di domanda».
«Hanno incarnato la mediocrità del male — prosegue l’autore e interprete —. Erano due persone piccole, senza smalto, in un mondo privo dell’orizzonte. Lo spettacolo tocca l’apice della comicità, e a quel punto precipita nel drammatico finale, di cui il ricordo in Romania è ancora vivo. Abbiamo visitato a Targoviste la scuola dove i coniugi furono processati, ora è una meta turistica. Non mancano i nostalgici, che manifestano sulla tomba. In tv, i gesti del dittatore sono emulati in maniera irrisoria dai giovani teatranti. Oggetto di parodie, oltre la morte».
La scena è essenziale. Descrive Elvira Frosini: «Pian piano posizioniamo aste e microfoni, che rilanciano i discorsi politici. C’è anche il cane labrador della coppia. La colonna sonora è fatta di canzoni italiane riproposte da artisti romeni, come usava all’epoca. Ad esempio Cuore Matto. Ci aiutano a scandire il passare degli anni. Come anche i brani della Èdith Piaf di Bucarest, Maria Tanase».
Quale effetto, su una coppia vera come Frosini-Timpano? «Siamo stati toccati. Due che dopo aver trascorso una vita
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Critica
Mostri, disonesti, con i rubinetti d’oro: verità assoluta? Solo domande, nessun revisionismo
insieme — conclude l’attrice — insieme muoiono, in una maniera atroce. L’esistenza fittizia dei due sposi del titolo si mescola con la nostra vera vita».