IL SENSO DI ANDARE ALLE URNE
Èprobabile che i romani che domenica andranno alle urne per il referendum sulla messa a gara dei trasporti pubblici locali lo faranno, nella maggior parte dei casi, per dire di sì a questa ipotesi. Se infatti uno vuole che resti il monopolio dell’Atac può puntare sul fallimento della consultazione, restando a casa. Anche se il referendum è solo consultivo, e per la sua validità è richiesto che voti almeno il 33% degli aventi diritto, sarebbe davvero paradossale se l’amministrazione Raggi non tenesse conto del risultato. Come potrebbero i 5 Stelle continuare a sentirsi vincolati dalle decisioni della rete, anche se espresse da poche migliaia di persone, e non dal voto di almeno un elettore su tre? Per questo, al di là del caso Atac, la consultazione di domenica costituisce un test per verificare la sensibilità politica della giunta ai risultati delle urne.
Chi vuole che il trasporto pubblico a Roma sia messo a gara dovrebbe quindi partecipare al voto sia per il merito dello stesso sia per non affossare uno strumento di democrazia diretta universale e garantito dalla legge, lasciando magari il campo a consultazioni in rete dalle modalità incerte, parziali e opache. Chi vuole, al contrario, confermare il monopolio Atac, farebbe ugualmente bene ad accorrere ai seggi. Sia perché sarebbe più leale battere gli avversari opponendo i no ai sì anziché contare sul partito dell’astensione sia perché dalle urne potrebbe uscire una sorpresa.