Il libro In «Sei con me», una delle cinque sorelle della storica griffe si racconta: l’amore per il marito, i figli, creazioni e successi Una Fendi così Franca
«In un mondo mutevole di faville e privilegi, come la realtà che ho potuto abitare, il vero e unico privilegio è stato quello di averti incontrato». Una storia d’amore vissuta con ostinazione e tenerezza, quella che Franca Fendi, racconta in Sei con me (Rizzoli) rivolgendosi al marito Luigi Formilli, scomparso nel
2001, come fosse accanto a lei, in un dialogo il più delle volte quotidiano e continuo, perché nemmeno la morte è riuscita a interromperlo.
Oltre cinquant’anni di complicità, rispetto e valori comuni che la terza delle cinque sorelle del marchio dalla doppia F (ceduto nel 2003 al colosso del lusso Lvmh), dedica ai nove nipoti «che te hai voluto conoscere a tutti i costi». L’incontro sulla spiaggia di Ostia nel 1950 quando Franca ha soltanto 15 anni e il futuro sposo 21.«Eri un ragazzo stupendo, alto un metro e ottantacinque, tagliavi le onde come un delfino». Lei ricama sotto l’ombrellone una sovraccoperta azzurra che le ha regalato mamma Adele. Lui la chiama «la mia bambina», ed è disposto ad aspettare che diventi grande: «Mi accarezzasti una guancia: “Non ti spaventare. Ho solo capito che sei tu”».
Le nozze solo cinque anni dopo nella basilica di Sant’Alessio e romantico viaggio a Venezia. Ma il giorno di San Giuseppe del 1951, quando Fendi era ancora un semplice cognome italiano di un brand di pellicceria e pelletteria con uno scoiattolo come simbolo, accadde qualcosa che sconvolgerà per sempre la vita di Franca, Luigi e di tutta la famiglia Fendi: il padre Edoardo, fondatore nel 1925 della prima bottega
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Ispirazione I quadri-pelliccia ispirati a Pollock e le giacchescultura filiformi, omaggio a Giacometti
in via del Plebiscito, viene colpito da un ictus che gli impedirà di continuare a seguire la vita dell’atelier insieme alla moglie. Ed è proprio lei, la «leonessa», che per colmare quel vuoto chiama le figlie ad aiutarla: Paola e Anna, le più grandi «avevano avuto la possibilità di finire le superiori — ricorda Franca — mentre io ero la sorella di mezzo, l’aiuto che mancava perché Carla e Alda erano troppo piccole, fui costetta a lasciare gli studi». Fu proprio il futuro marito Luigi a caricarsi letteralmente il padre di Franca sulle spalle, accasciatosi nella sua giardinetta in via Salvini, vicino piazza delle Muse. Da quel momento, per Adele Fendi, il futuro genero rappresenterà un appoggio sicuro su cui contare. La vita di famiglia corre veloce, con la nascita di quattro figli: Guido, Federica, Andrea e Luca, intrecciandosi a doppio filo con quella dell’atelier che nel 1963 si sposta a via Borgognona. Sono gli anni in cui entra in scena Karl Lagerfeld, artista poliedrico e geniale che lancerà il marchio a livello internazionale: «Abbiamo creato quadri-pelliccia ispirati a Pollock e trasformato giacche in sculture filiformi come omaggio a Giacometti». Dalle minigonne ai caftani etnici, dai colori acidi alle stampe psichedeliche, dalle zeppe vertiginose ai sandali rasoterra: tutto si mischiava a una velocità impressionante fino a raggiungere le vette degli anni Novanta e Duemila. Ma proprio mentre le star di tutto il mondo erano in lista d’attesa per assicurarsi una creazione della griffe romana, Franca deve affrontare la malattia di Luigi. Un percorso di sofferenza, comprensione e amore, che la porterà a donare un rene al marito: «Eri furioso all’idea di potermi privare di qualcosa». Ma alla fine, la voglia di conoscere i nipoti in arrivo lo spinge ad accettare. «E anche dopo il tuo volo in cielo come un gabbiano — sussurra Franca — “Sei con me”, per sempre».