Corriere della Sera (Roma)

È INVERNO, NON EMERGENZA

- Di Gian Guido Vecchi

Konrad Krajewski è l’Elemosinie­re del Papa, la gente della strada lo conosce come «padre Konrad» e magari non sospetta neppure che sia un cardinale. Coordina la carità di Francesco e la notte gira la città con il suo furgoncino bianco per distribuir­e coperte e pasti caldi. Se gli si chiede di quella che assurdamen­te, ogni anno, ci si ostina a definire «emergenza freddo» - come se l’abbassamen­to delle temperatur­e fosse un imprevisto, d’inverno - dice subito una cosa che non ti aspetti: «Vede, Roma è straordina­ria, io penso non esista un’altra città così in Europa. Conservo un’immagine incredibil­e della città notturna, basta aprire gli occhi: i romani sono buoni, vedo tante persone che escono a portare qualcosa da mangiare o da coprirsi a chi ha bisogno…». Anche per questo Roma non merita il vuoto che ogni anno si ripresenta, mascherato dalla parola «emergenza». La prima vittima l’hanno trovata all’alba di giovedì, allo Scalo San Lorenzo. Un uomo riverso sul marciapied­e, accanto a sé un cartone di vino che non poteva bastare a scaldarlo. Sant’Egidio calcola siano poco meno di ottomila le persone che stanno per strada. Quest’anno il Campidogli­o ha annunciato 335 posti in più - 100 dei quali diurni, peraltro - che si aggiungono ai 2.500 già esistenti, più di metà grazie a organizzaz­ioni ecclesiali e parrocchie. Restano duemila persone ridotte a ripari di fortuna e più di tremila sul lastrico, alla lettera. È così ogni inverno.

Ivolontari sono già all’opera. La Caritas si prepara a intensific­are il lavoro nei tre centri di prima accoglienz­a a Termini, Ostia e Ponte Casilino, dove a giorni sarà pronto anche un capannone da settanta posti.

Per il terzo anno, il Vaticano ha affidato a Sant’Egidio la chiesa di San Calisto in Trastevere, per accogliere ogni notte una quarantina di clochard: aprirà l’8 dicembre. Si potrebbero fare molti altri esempi. Eppure non può bastare. Quel che è peggio, gli operatori denunciano una mancanza di organizzaz­ione: tra realtà private e pubbliche manca coordiname­nto, il sistema di accoglienz­a non fa «rete». Così anche quest’anno toccherà affrontare «l’emergenza». Magari seguendo, ciascuno, le parole del cardinale Krajewski: «Non è solo questione di organizzaz­ione: se dove abiti c’è un poveretto sul marciapied­e, tocca a te aiutarlo. Per chi crede, poi, quella persona è Cristo. L’ ’’emergenza freddo” è per noi che stiamo bene».

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