Corriere della Sera (Roma)

L’ALBERO CHE CI FA RIFLETTERE

- Di Fulco Pratesi

Il povero Spezzacchi­o potrebbe essere il simbolo laico delle migliaia di abeti, bianchi e rossi, falciati sulle Alpi dalla tempesta del 2 novembre. Oramai, come per il ciccione vestito di rosso veicolato da accorte campagne di marketing, anche l’albero di Natale ha sostituito il Presepe. Così il povero abete caucasico provenient­e da un vivaio vicino Varese, mutilato e in via di restauro (un po’ come quello di plastica ecologica che mia moglie ricompone ogni dicembre) addobbato di luci e ornamenti, musiche e canti, allieterà il paesaggio dominato dall’Altare della Patria. Oltre al ricordo della strage di conifere alpine che ha addolorato gli italiani a novembre, il successore del mitico Spelacchio potrebbe far ripensare ai romani immemori i lecci e i pini che, a poca distanza da esso, i lavori della metropolit­ana hanno fatto abbattere pochi anni fa. E anche gli altri, pini e platani, che cadono ogni giorno stroncati dall’incuria e dai parossismi climatici causando vittime innocenti.

Di tutto questo si deve tener conto mentre, proprio in questi giorni, a Katowice in Polonia, tutti i Paesi del mondo stanno discutendo su come rallentare l’uso di carburanti fossili, primi e indiscussi responsabi­li dei cambiament­i climatici che distruggon­o con incendi, i tornadi e altri disastri il mantello verde del Pianeta. Con la speranza che un’umanità che festeggia l’albero di Natale tenga conto di tutti gli altri miliardi di alberi che, per nostra causa diretta o indiretta, vengono uccisi nel mondo.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy