Sanità, associazioni: «Spedite il sangue, non i pazienti»
Far viaggiare da un centro a un altro il sangue, e non i malati, per migliorare l’accesso a diagnosi e terapie d’eccellenza nelle cure onco-ematologiche. La richiesta alla Regione arriva da Annamaria Mancuso, presidente di Salute Donna, e da altre 23 associazioni dei pazienti aderenti al progetto «La salute: un bene da difendere». Ieri in un incontro nella sede del Consiglio regionale i promotori, affiancati dalla Fondazione Gimema e Ail, sperano di ottenere un riconoscimento istituzionale della Rete LabNet, composta da 14 centri, con 3 laboratori per le leucemie acute nei Policlinici Umberto I, Tor Vergata e Gemelli. «L’ostacolo a far viaggiare il sangue, e non il paziente, non è la complessità della malattia - precisano le associazioni - bensì lacci e lacciuoli burocratici, che spesso non rendono sempre semplice spedire un campione biologico da un centro (dove è stato prelevato il sangue al paziente), al laboratorio del centro più specializzato». Nel Lazio sono circa 20 ila i malati colpiti da patologie del sangue. In un anno la Rete LabNet effettua oltre 1.000 test genetici e molecolari.