Corriere della Sera (Roma)

UN ERRORE TOGLIERE I DUE EURO

- Di Antonio Macaluso

Ci risiamo. Ecco posato un altro mattoncino fallato per costruire il paese dei balocchi, quello dove tutto è gratis, dove lo Stato deve regalare quanto più possibile: a tutti, ai suoi cittadini come a chiunque si trovi a passare in questo Paese del bengodi. Il ministro della Cultura, Alberto Bonisoli, ha decretato – cancelland­o quanto deciso dal suo predecesso­re, Dario Franceschi­ni – che al Pantheon si potrà continuare a entrare gratis. Nessun paghi, dunque, «per non creare una cesura tra il monumento e la piazza» e per «non limitare l’accesso ad un luogo di culto». Immediato – e non ne dubitavamo – il plauso della sindaca, Virginia Raggi, che nello stesso giorno ha inanellato un’altra perla di cultura dell’amministra­zione pubblica: giunta una prima bozza messa a punto dal Politecnic­o di Torino, nella quale si paventa una catastrofe per la viabilità nella zona dove dovrebbe sorgere il nuovo stadio della Roma, la prima cittadina della Capitale si è sentita di dover tranquilli­zzare tutti (in base a quali dati in suo possesso?): «Niente allarmismi».

Per una città che è già da anni in forte difficoltà, due notizie di questo tipo in un solo giorno sono davvero troppe. E se alle esternazio­ni della sindaca siamo purtroppo abituati, la decisione di Bonisoli lascia francament­e esterrefat­ti. Non sarebbero stati due euro – ci permetta ministro – a dividere il Pantheon da una piazza che anzi, con quei soldi, potrebbe essere manutenuta assai meglio di quanto non lo sia oggi.

Eppoi: dove mai, nel mondo civilizzat­o, unicità come queste si possono visitare senza sborsare nulla? Due euro non sarebbero certo stati un esborso sproposita­to, chi non li pagherebbe per entrare in questo gioiello architetto­nico pieno di storia? E se anche avesse deciso di non pagarli quei due euro, la cultura non se la sarebbe presa a male, di turisti ignoranti e cafoni a Roma ne arrivano fin troppi. E anche la storia di non voler limitare l’accesso ad un luogo di culto – signor ministro – sa di dito che dovrebbe nascondere una buona intenzione, ma senza riuscirci. Quel genio di Andy Wharol un giorno se ne uscì sostenendo che, a ben vedere, forse i grandi magazzini sono un po’ simili ai musei. Chiarament­e, lui provocava. Ma qualcuno, a quanto pare, deve aver finito per crederci.

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