UN ERRORE TOGLIERE I DUE EURO
Ci risiamo. Ecco posato un altro mattoncino fallato per costruire il paese dei balocchi, quello dove tutto è gratis, dove lo Stato deve regalare quanto più possibile: a tutti, ai suoi cittadini come a chiunque si trovi a passare in questo Paese del bengodi. Il ministro della Cultura, Alberto Bonisoli, ha decretato – cancellando quanto deciso dal suo predecessore, Dario Franceschini – che al Pantheon si potrà continuare a entrare gratis. Nessun paghi, dunque, «per non creare una cesura tra il monumento e la piazza» e per «non limitare l’accesso ad un luogo di culto». Immediato – e non ne dubitavamo – il plauso della sindaca, Virginia Raggi, che nello stesso giorno ha inanellato un’altra perla di cultura dell’amministrazione pubblica: giunta una prima bozza messa a punto dal Politecnico di Torino, nella quale si paventa una catastrofe per la viabilità nella zona dove dovrebbe sorgere il nuovo stadio della Roma, la prima cittadina della Capitale si è sentita di dover tranquillizzare tutti (in base a quali dati in suo possesso?): «Niente allarmismi».
Per una città che è già da anni in forte difficoltà, due notizie di questo tipo in un solo giorno sono davvero troppe. E se alle esternazioni della sindaca siamo purtroppo abituati, la decisione di Bonisoli lascia francamente esterrefatti. Non sarebbero stati due euro – ci permetta ministro – a dividere il Pantheon da una piazza che anzi, con quei soldi, potrebbe essere manutenuta assai meglio di quanto non lo sia oggi.
Eppoi: dove mai, nel mondo civilizzato, unicità come queste si possono visitare senza sborsare nulla? Due euro non sarebbero certo stati un esborso spropositato, chi non li pagherebbe per entrare in questo gioiello architettonico pieno di storia? E se anche avesse deciso di non pagarli quei due euro, la cultura non se la sarebbe presa a male, di turisti ignoranti e cafoni a Roma ne arrivano fin troppi. E anche la storia di non voler limitare l’accesso ad un luogo di culto – signor ministro – sa di dito che dovrebbe nascondere una buona intenzione, ma senza riuscirci. Quel genio di Andy Wharol un giorno se ne uscì sostenendo che, a ben vedere, forse i grandi magazzini sono un po’ simili ai musei. Chiaramente, lui provocava. Ma qualcuno, a quanto pare, deve aver finito per crederci.