Nuvola nera, inquinamento triplo
Raggi pensa a un aumento della Tari. Il pm interroga Montanari: manutenzione nel mirino Valori oltre i limiti per le polveri sottili a Villa Ada e Tiburtina. L’Arpa: nessuna tossicità
Il primo effetto della nuvola nera che si è alzata dall’incendio del Tmb Salario è l’aumento delle polveri sottili. L’Arpa rassicura, gli agenti inquinanti sono «nella norma». Ma rileva polveri sottili oltre i limiti, in due casi triplicati rispetto alle analisi precedenti al rogo. La città è sommersa dai rifiuti e con un Tmb che, dice Raggi, «non riaprirà più». L’assessora Montanari dal pm: il faro è sulla manutenzione. Mentre in Comune si lavora per schivare l’emergenza e spiegare ai romani il ritocco (più 4%) della Tari.
La prima proiezione del disastro al Tmb (Trattamento meccanico biologico ndr) Salario è nella qualità dell’aria. Rogo e colonna di fumo nero hanno fatto da subito impennare la concentrazione di polveri sottili (Pm10): «I valori del particolato misurati l’11 dicembre evidenziano un generale incremento delle concentrazioni», scrive l’Arpa Lazio mettendo a confronto il limite delle Pm10 fissato dalla legge 50 microgrammi per metrocubo - e i dati raccolti nelle stazioni di Villa Ada e Tiburtina, rispettivamente 56 e 54. Due sforamenti certificati seppure con dati su agenti inquinanti «nella norma», tranquillizza l’Arpa. A Villa Ada, comunque, i rilievi del giorno precedente al rogo davano a 21 microgrammi per metrocubo il dato sulle Pm10: significa che con la nuvola nera il valore è più che raddoppiato. Per questo il Comune oggi ha deciso lo stop ai mezzi più inquinanti.
Del resto lo smog è già visibile a terra: il particolato nell’aria ha infatti cominciato già a depositarsi. Per questo Ama ieri ha iniziato le pulizie straordinarie nelle zone adiacenti all’impianto proprio per raccogliere l’accumulo di Pm10. Un passaggio che può servire anche a stimare i danni ambientali ed economici per la Capitale. Di sicuro l’incendio del Tmb «che non riaprirà più», come ha confermato ieri Virginia Raggi, ha accelerato il processo di dismissione dichiarato dal Comune, facendo emergere però due questioni non banali. La prima: dove mettere i rifiuti del Tmb andato a fuoco? Circa 600 tonnellate di spazzatura da riorganizzare con l’obiettivo di scongiurare l’emergenza natalizia anche se, va detto, in tutta la città i cassonetti sono già strapieni. Per l’immediato il Comune può contare sugli impianti del Colari a Malagrotta e dell’Ama (il tritovagliatore di Ostia e il Tmb di Rocca Cencia), il «gemello» di quello sulla Salaria, che sarà sorvegliato speciale: Raggi ha inviato una lettera al ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, e per conoscenza anche a Viminale e Difesa, chiedendo polizia ed esercito per vigilare sugli impianti in modo da fugare i rischi di sabotaggi. Già dalla prossima settimana, comunque, i rifiuti saranno dirottati per un mese negli impianti regionali che si sono resi disponibili e già ringraziati dall’assessora all’Ambiente Pinuccia Montanari: Viterbo Ecologia, la Rida Ambiente di Aprilia, la Fas di Frosinone e il tritovagliatore a Rocca Cencia di Porcarelli, gruppo riconducibile al proprietario di Malagrotta, Manlio Cerroni. Dopodiché il Comune prorogherà di un anno l’export verso l’Abruzzo che, da contratto, termina il 31 dicembre. Certo, tutto questo andrà sicuramente a generare costi extra nella gestione dello smaltimento. È la questione numero due: come compenserà il Campidoglio? Aumentando la Tari «fino al 4%» nel 2019, spiegano fonti qualificate. Il ritocco era nell’aria già prima del rogo al Salario, del resto l’assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti, l’aveva aumentata (del 14%) anche quando era a Livorno. E poi nel bilancio Ama c’è un meno 40 milioni da ripianare. In pratica una famiglia di quattro persone che abita in 80 metri quadrati paga oggi 308 euro all’anno: con il ritocco andrà a pagare 12,50 euro in più e l’Ama incasserà una trentina di milioni extra. Cioè: per i romani cassonetti sempre più pieni e bolletta sempre più cara.
Provvedimenti
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