RIDATECI IN FRETTA LE PIETRE
Sono passate più di quarantotto ore e ancora le «pietre dell’inciampo» che ricordano le vittime romane della Shoah non sono state restituite. Chi le ha trafugate ha tra le mani uno scrigno prezioso dove è custodita una memoria comune che non può essere dispersa.
Gli investigatori devono sapere che abbiamo molta fretta. Che vorremmo che si impegnassero allo spasimo per ridare alla città, agli ebrei romani, a tutti quelli che non vogliono cancellare il ricordo dello sterminio nazista, quelle pietre tanto indispensabili.
Deplorare, lo abbiamo fatto. Protestare, lo abbiamo fatto. Stringersi attorno ai parenti delle vittime, anche. Ora abbiamo fretta, molta fretta, rivogliamo in fretta quelle pietre. Vogliamo di nuovo inciampare in una memoria terribile.
Non vogliamo che una città che ha conosciuto lo scempio del 16 ottobre del 1943, la deportazione degli ebrei del Ghetto, la partenza dei treni destinazione Auschwitz, una città capitale d’Italia sia privata di quei simboli imprescindibili. Vogliamo che la polizia arrivi presto ai ladri, che punisca chi ha trafugato quelle pietre, che venga consegnata la refurtiva alla città. Presto.
Non è che come al solito i mugugni, le fiaccolate, i comunicati di sdegno e poi basta. Abbiamo fretta, Roma rivuole le pietre dell’inciampo. Subito.
Lo sappiano gli inquirenti: subito, o altrimenti una vergogna si aggiungerà alla vergogna di uno scempio.