Paola Minaccioni, stakanovista con tanta allegria
L’attrice romana racconta i suoi impegni fra teatro, cinema, radio. E parla della sua città: «Soffro a vederla depressa, senza energie e un’idea di futuro»
«Abbiamo superato le novanta repliche, siamo in tournée con Emilio Solfrizzi, lo spettacolo ci sta regalando grandi soddisfazioni. Spesso torno a Roma la notte così la mattina presto posso essere in via Asiago per «Il ruggito del coniglio». Sono una stakanovista. Amo il mio lavoro, non sento la stanchezza, solo l’allegria di fare cose belle». L’agenda 2019 di Paola Minaccioni è piuttosto fitta. Le date della tournée di A testa in giù con la regia di Gioele Dix, l’impegno radiofonico con i «conigli» Antonello Dose e Marco Presta, due film in uscita in primavera, Tutta un’altra vita di Alessandro Pondi e Tutti sanno tutto di Riccardo Milani.
❞ Devo molto a Özpetek, mi ha aperto la porta del cinema, facendomi prendere in considerazione come attrice e non solo come comica. E sono grata a Carlo Verdone che mi ha chiamata per «Benedetta follia». Spero ci sia presto un bis
Teatro, cinema, radio, televisione, riesce a fare quadrare tutto?
«È la cosa che mi rende più felice, come se ciò che ho seminato desse frutti preziosi».
Lavora da quando aveva 20 anni, quali sono stati quelli fondamentali?
«L’elenco è lungo. Lillo e Greg mi hanno portata in tv e alla radio. Adoro i comici come loro, maschere pure. Li ho conosciuti quando facevano gli spettacoli live con Latte e i suoi derivati e sono diventata fan. Devo molto a Ferzan (Özpetek, ndr), mi ha aperto la porta del cinema, facendomi prendere in considerazione come attrice non solo come comica. Poi Carlo».
Verdone?
«Mi ha chiamata per Benedetta follia. Questa prima volta la considero un preliminare, spero ci sia presto un bis. In tv Corrado Guzzanti, la Gialappa’s. Ora con i “conigli” mi trovo benissimo. Anche con Solfrizzi».
Cos’è A testa in giù?
«Una commedia pop del drammaturgo francese Florian Zeller. Scritta benissimo, variazione molto attuale sull’archetipo dell’uomo che lascia la compagna per una donna più giovane. Con noi in scena anche Bruno Armando e Viviana Altieri».
Ha due film in uscita.
«Due commedie. In quella di Pondi io e Enrico Brignano siamo marito e moglie, una coppia che con il tempo si è spenta senza accorgersene. Finirò di girare il nuovo film di Riccardo Milani in questi giorni, lavorare con lui e Paola Cortellesi è stato un onore».
A proposito di onori, ha ricevuto il Premio Satira 2018.
«Sa qual è stato il primo pensiero? “Oddio, se ne sono accorti”. Un’edizione bellissima, Roberto Benigni ha preso il premio alla carriera. Per me uno stimolo a continuare».
Molti dei suoi personaggi hanno un’anima romana. Come giudica la sua città?
«Soffro a vederla a depressa, senza energie, identità e un’idea di futuro. Per questo è importante difendere i luoghi che hanno storia e identità. Come la Casa internazionale delle donne. Colpire i centri di cultura e assistenza è un colpo per tutto il Paese. Difenderli è un obbligo morale».
I suoi luoghi del cuore?
«Prima di tutto il Tevere, ci
abito vicino, mi piace girare sulle rive in bici. E amo l’archeologia industriale, vicino il Gazometro. Al ghetto ritrovo il dialetto romano, ha conservato una dimensione autentica incurante del turismo. Altro luogo speciale è piazza dei Cavalieri di Malta, all’Aventino. Lì godi di una vista stupenda e, in più, c’è la sede del Centro Studi Gioacchino Belli. Uno dei miei autori preferiti».