Monete tolte alla Caritas Dietrofront di Raggi, oggi vertice in Comune
Monetine lanciate dai turisti tolte alla Caritas. La sindaca nega (nonostante le delibere): da sempre dico che quei soldi devono rimanere là. Convocato per oggi un incontro con i dipartimenti comunali
La sindaca convoca i tecnici per fare chiarezza sulla memoria di giunta del 28 dicembre. Il dispositivo, che chiude l’iter iniziato a ottobre 2017, riguarda la donazione alla Caritas delle monetine raccolte dalla Fontana di Trevi. Il Comune vorrebbe assegnare le risorse recuperate tramite bando ma, dopo le proteste non solo del mondo cattolico, Raggi vorrebbe tutelare il rapporto con l’ente pastorale.
«Sono irritata, ho sempre detto che quei soldi sarebbero dovuti rimanere lì», si è sfogata Virginia Raggi con i suoi. È in imbarazzo, la prima cittadina, per le polemiche innescate dall’ipotesi che il tesoretto della Fontana di Trevi — le monetine lanciate dai turisti che l’anno scorso hanno fruttato un milione e mezzo di euro — non sia più devoluto alla Caritas diocesana di Roma, come previsto dalla convenzione istituita nel 2001 dall’allora sindaco Walter Veltroni. Dal Campidoglio fanno sapere che Raggi «ha deciso di seguire personalmente la vicenda». Prova ne sia la riunione convocata per oggi con gli uffici e i dipartimenti interessati (Cultura e Politiche sociali) «per chiedere chiarimenti sul nuovo dispositivo amministrativo». Il riferimento è alla memoria di giunta approvata il 28 dicembre, che chiude l’iter della riforma avviata a ottobre 2017, rinviato grazie a una serie di proroghe, l’ultima scaduta il 31 dicembre.
I nuovi criteri prevedono che a gestire la filiera (recupero, conteggio e versamento degli spiccioli) sia Acea, società in house che si occupa già della pulizia delle fontane monumentali. Il servizio, affidato finora all’ente pastorale che lo svolgeva a titolo gratuito, comporterà un «addendum» per la multitutility dell’energia retribuito con una quota parte del ricavato dalla raccolta delle monete. Nelle more dell’adeguamento normativo, il provvedimento dà mandato al dipartimento Cultura di «assicurare la continuità del rapporto con la Caritas per quanto concerne la raccolta e l’impiego delle monetine, secondo le attuali modalità, per ulteriori tre mesi e non oltre la definizione degli approfondimenti tecnici». Dal 1° aprile, dunque, il presidio di solidarietà potrebbe non disporre più delle risorse comunali che coprono il 15% del bilancio, indispensabili per finanziare numerose attività: dai 145 centri di ascolto parrocchiali presenti in tutti i Municipi alla mensa, fino all’assistenza agli immigrati e alle persone in condizioni di fragilità economico-sociale. Ossigeno prezioso senza il quale l’intero sistema rischia di andare in sofferenza. Per mettere a tacere le proteste, ed evitare la figuraccia, Raggi sembra intenzionata a preservare l’accordo con la Caritas, malgrado il lavoro svolto nell’ultimo anno da una commissione tecnica incaricata di stabilire i criteri per la valutazione delle proposte, non solo a fini caritatevoli ma anche a sostegno del patrimonio culturale, alle quali destinare i fondi. Dal Comune, tuttavia, insistono: «Il dispositivo interviene sull’aspetto burocratico, chi conta le monetine e in quale posta di bilancio vanno inserite. Serve a tutela del processo amministrativo, che prima era lasciato alla buona fede e alla buona volontà di chi interveniva».
Nel frattempo, la Caritas si augura che la sindaca sia disposta a cambiare idea, dopo le «numerose prese di posizione di giornalisti, politici, sacerdoti e tanti cittadini intervenuti sui social network». Nel garantire che «l’impegno per la giustizia e la dignità di coloro che soffrono continuerà più deciso che mai», l’ente caritatevole ringrazia quanti hanno contribuito alla causa in questi anni: «Gli oltre 5 mila volontari e 300 operatori al lavoro in 51 opere-segno (mense, ostelli, comunità di alloggio, case famiglia, ambulatori medici, servizi di ascolto parrocchiali): il vostro sostegno ci rincuora».
Attesa L’ente cattolico si augura la retromarcia dopo le «numerose prese di posizione di giornalisti, politici, sacerdoti e tanti cittadini»