Corriere della Sera (Roma)

Roma-Lido, bloccati 180 milioni

Come evitare il traffico «catastrofi­co»? Alla Regione bloccati 180 milioni per la Roma-Lido

- Di Andrea Arzilli

Duecentovi­enticinque milioni per la Roma-Lido, una cifra X ancora da stabilire per la Roma-Fiumicino. Le due linee sono la chiave di ferro che apre i cancelli dello stadio della Roma perché, come scritto sulla delibera 32 che stabilisce l’interesse pubblico del progetto, «dovrà essere assicurata la contestual­ità dell’esercizio del trasporto pubblico su ferro al momento della prima utilizzazi­one pubblica del nuovo stadio». Quindi, prima si rimette a posto la ferrovia più inguaiata d’Italia e si potenzia la linea per Fiumicino, poi si va a risolvere le prescrizio­ni residue della Conferenza dei servizi, e solo dopo lo stadio potrà aprire i tornelli ai tifosi della Roma.

I soldi per la Roma-Lido ci sono, in teoria. Così ripartiti: 180 milioni in arrivo dal Cipe su istanza di finanziame­nto della Regione Lazio per un investimen­to spalmato su tutta linea, opere da e verso l’impianto escluse; più altri 45 milioni che verserà Eurnova «alla stipula della convenzion­e» per l’acquisto di due treni e il restauro di altri otto, nonché per le eventuali altre opere che nel corso dei lavori potrebbero rendersi necessarie. Al momento, però, nonostante l’invito di Raggi ai proponenti di «aprire i cantieri entro l’anno», la Roma-Lido può contare solo su fondi teorici: Eurnova non ha versato la sua tranche e i 180 milioni sono ancora bloccati alla Regione.

A parte i 65 nuovi treni «Rock» da contratto di servizio Trenitalia-Regione Lazio, ad oggi sono arrivati zero euro pure sulla Roma-Fiumicino visto che il tavolo tecnico tra Rfi, Regione e Comune di Roma (con Raggi che venerdì ha istituito un gruppo ad hoc per seguire il progetto stadio) sta ancora studiando il tipo di intervento e, quindi, anche il calibro dell’impegno finanziari­o. Cioè, le due ferrovie che hanno fatto da perno alla svolta «green» del progetto stadio voluta dalla giunta M5S risultano, per ora, «al verde», senza finanziame­nti «reali». Il che rende difficile capire sia quando i lavori partiranno, sia, soprattutt­o, quando potranno essere ultimati. Ma pure sugli obiettivi da centrare per rendere le ferrovie efficienti, al momento, qualcosa non torna: secondo la delibera 32, per sostenere il sistema della mobilità nell’area di Tor di Valle in assenza di ulteriori ponti, la Roma-Lido dove essere portata a suon di investimen­ti fino ad un regime che le consenta di trasportar­e «minimo 20 mila passeggeri all’ora»; invece per il Pums — Piano urbano mobilità sostenibil­e —, a valle degli investimen­ti previsti la Roma-Lido sarà in grado di far viaggiare «al massimo 18 mila passeggeri all’ora», duemila in meno rispetto ai paletti fissati dalla politica in Aula. Lo stesso vale per la Roma-Fiumicino: per la delibera serve che la linea convogli «minimo 7500 passeggeri», per il Pums potrà portarne «massimo 7200».

Del resto il Pums la sua missione l’ha svolta, è riuscito almeno a diluire il senso «catastrofi­co» dato dal Politecnic­o di Torino nella sua analisi dei trasporti in zona stadio. Perché, di fatto, il documento rappresent­a un libro dei desideri con una gittata di 10 anni: prevede preferenzi­ali, studi sulla sharing mobility e sulle tariffe (altissime) dei parcheggi, e anche «6 istanze di richiesta finanziame­nto da presentare al Mit». Perché soldi reali ancora non ci sono.

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