Caos Ama, via anche Bagnacani
Muraro apre al ritorno in giunta: ma alla Capitale servono decisioni collegiali. In corsa pure il geologo Mario Tozzi Dopo l’addio di Montanari l’ad convoca per domani il cda: si dimette o sarà trovato un accordo
Le dimissioni dell’assessora Montanari fanno scoppiare il caos in Ama: anche il presidente della municipalizzata, Lorenzo Bagnacani, sarebbe pronto all’addio, da ratificare nel Cda convocato d’urgenza domani mentre in Campidoglio la sindaca vede i sindacati per evitare lo sciopero. Raggi prende le deleghe all’Ambiente e cerca il successore di Montanari: ci sono D’Aprile e Muraro, che apre chiedendo «una decisione collegiale». Ma gira pure il nome di Zaghis, sia come assessore sia come nuovo ad dell’Ama.
La bomba delle dimissioni di Pinuccia Montanari fa esplodere il caos pure nell’Ama: anche il presidente della municipalizzata dei rifiuti, Lorenzo Bagnacani, sarebbe pronto all’addio e la ratifica potrebbe arrivare domani nel cda convocato d’urgenza per analizzare la crisi dell’azienda dopo l’uscita dalla giunta Raggi dell’assessora capitolina all’Ambiente. Due le questioni a monte dell’addio di Bagnacani: la prima è tecnica e riguarda l’oggetto del contendere con il Campidoglio, ovvero il bilancio che l’Ama ha approvato in attivo ma che il Comune pretende venga riscritto (in passivo) secondo le indicazioni dell’assessore al Bilancio Gianni Lemmetti; la seconda è politica ed è connessa alla copertura che adesso, dopo le dimissioni di Montanari, non protegge più Bagnacani. Del resto fu l’assessora a portare a Roma il presidente dell’Ama. I due, entrambi di Reggio Emilia, si conoscono dai tempi in cui Montanari gestiva l’Ambiente per il Comune emiliano e Bagnacani era ad della Greenvision Ambiente Photosolar, un’azienda specializzata in impianti fotovoltaici. Niente di più logico, infatti, che si scateni l’effetto domino.
Resta però il nodo della formula visto che, formalmente, le due parti non recedono di un centimetro: da una parte c’è il presidente dell’Ama, forte di un contratto valido fino a fine consiliatura; dall’altra il Campidoglio che non avrebbe individuato una giusta causa da far valere nell’evenutale licenziamento e che, quindi, in caso di benservito teme l’eventuale indagine per danno erariale. L’addio, così, potrebbe uscire da un accordo. Ma, al momento, si tratta solo di uno scenario visto che le tensioni restano alte e la situazione può precipitare come dopo lo scontro RaggiMontanari due giorni fa.
Sullo sfondo un’azienda al momento disorientata, in attesa degli eventi. Il servizio è in costante affanno, l’emergenza sempre dietro l’angolo; il bilancio ancora senza approvazione del socio unico forse «non fa correre alcun rischio» all’azienda, spiegano dal M5S capitolino, però di sicuro blocca le 440 assunzioni programmate; e i sindacati — convocati domani mattina dalla sindaca proprio mentre in via Calderon de la Barca va in scena il cda decisivo — sono pronti ad indire per fine mese uno sciopero che può mandare di nuovo in tilt la città. L’ansia per la crisi dell’Ama è ai massimi livelli, insomma.
Problemi Bilancio non approvato e servizio in affanno in tutta la città
Interim
Raggi al momento prende le deleghe Zingaretti: preoccupato serve soluzione rapida
E lo si capisce da come la politica «legge» la situazione. «Guardo con rispetto a quello che avviene in Campidoglio, ma non posso che essere preoccupato. Speriamo si risolva presto», ha detto ieri il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti. Mentre il Comune, in difficoltà a trovare un nuovo assessore, fa filtrare il pugno di ferro della sindaca dopo la batosta dell’addio di Montanari. «Chi non si attiene alla linea è fuori», riferisce una fonte M5S. Per ora le deleghe all’Ambiente passano a Raggi. Subito incalzata dal Pd: «Trovi subito una soluzione».