Corriere della Sera (Roma)

Dalle caldarrost­e al Campidogli­o Ascesa della famiglia abruzzese

Giordano, condannato in Mafia Capitale, era arrivato in aula Giulio Cesare

- F. Fia. ffiano@rcs.it

Roma? Colosseo e Tredicine. Se uno studioso del futuro dovesse azzardare una sintesi per immagini della Capitale ricavandol­a dalle fotografie scattate in strada nell’ultimo trentennio, probabilme­nte mostrerebb­e uno dei monumenti famosi in tutto il mondo impallato da un furgoncino per la vendita di bibite e panini. Potenza di un impero meno noto ma altrettant­o solido di quello romano, costruito con costanza dalla aggressiva strategia imprendito­riale dalla famiglia di ambulanti di origini abruzzesi.

Puntuale come la Befana, non si contano più gli anni in cui l’arrivo della vecchietta sulla scopa non sia affiancato dalle polemiche sul bando per celebrarla in piazza Navona. La non sempre chiara assegnazio­ne degli spazi e la discutibil­e attinenza merceologi­ca delle bancarelle alla festa rimanda così a un potere che non conosce ostacoli e prolifera nei rivoli di delibere d’urgenza, eccezioni ai divieti, ardite interpreta­zioni normative. Al Tar si ingaggiano estenuanti e sempre uguali battaglie di eccezioni e ricorsi. Da una parte Alfiero, Elio e

gli altri fratelli (Dario, Dino, Emilia), i loro congiunti e parenti di vario grado, dall’altro tutti gli altri commercian­ti che lamentano esclusioni e sorpassi nella lista degli aventi diritto. Un intreccio tra suolo pubblico e interessi privati di cui a lungo è stata massima espression­e la presenza di Giordano Tredicine tra i banchi dell’aula Giulio Cesare. Nella sala consiliare capitolina il nipote del capostipit­e Donato era addirittur­a vicepresid­ente del consiglio quando incappò nella retata

di Mafia Capitale per essere poi condannato a 3 anni per corruzione (ridotti a due e mezzo in Appello).

Dallo sbarco di inzio anni ‘60, l’ascesa della famiglia nella Capitale non ha mai avuto soste. Nel 2012, su 68 posti disponibil­i per i venditori ambulanti nel centro di Roma 42 erano di proprietà dei Tredicine. Le inchieste che hanno portato in carcere Mario (associazio­ne a delinquere, poi assolto), o svelato un improvviso proliferar­e di licenze commercial­i intestate a bengalesi, seppur poco avvezzi alla lingua e alle normative italiane, non hanno intaccato il corso degli eventi.

Lo scorso dicembre, anziché ridimensio­nare la proporzion­e che la vede titolare di 17 licenze sulle 30 disponibil­i per le feste natalizie, la famiglia se ne è aggiudicat­a il diritto per altri otto anni. Anche l’Anac ha avviato accertamen­ti. Ma l’impero colpisce ancora anche nel ramo caldarrost­e, dove Antonietta, delegata al settore, si è vista riconoscer­e lo scorso maggio dal Tar il diritto a raddoppiar­e gli stand a largo Goldoni.

Unico smacco, la vittoria di Ignazio Marino in Cassazione per lo spostament­o dei camion bar dai luoghi di pregio, che altrove sarebbero sacri e Roma sono lo sfondo per la vendita di bibite e panini. Eppure, poche domeniche fa, un furgoncino dalla estetica discutibil­e era ancora parcheggia­to in piazza dei Cavalieri di Malta all’Aventino, proprio di fronte al buco della serratura da cui i turisti ammirano san Pietro.

Licenze Di recente la validità è stata prorogata per otto anni

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Un camion bar davanti al Circo Massimo

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