Porti chiusi ma case aperte: la scelta di chi ospita rifugiati
Andrea e Paola, Eleonora e Cristiano: i romani che accolgono
Francesca De Salvia, interessata al progetto anche fuori dal I Municipio. E adesso che le «case aperte» sono diventate 60 è il momento di passare ai fatti. Ieri, negli uffici di via della Greca, c’è stata la prima riunione informativa. Tecnicamente, si tratta di un’accoglienza destinata a rifugiati, richiedenti asilo e titoli di permessi umanitari, limitata nel tempo e supportata da Caritas, Comunità di Sant’Egidio, Consiglio Italiano per i Rifugiati e Refugees Welcome, organizzazioni accreditate che accompagneranno le famiglie nel percorso. Andrea Gambardella e Paola Del Giacomo, lei medico Offerta da Andrea Gambardella e Paola Del Giacomo lui impiegato all’Enel, sono qui per capire meglio: «Un’amica ci ha girato la mail con l’iniziativa, abitiamo qua dietro e abbiamo spazio, ci siamo detti: perché no?». Non erano volontari prima neppure Eleonora e Cristiano, segretaria e programmatore, che si presentano con la bimba in braccio: «Viviamo fuori dal Gra e adesso nelle stanze in più ci sono i turisti, così abbiamo pensato che potevamo ospitare anche chi ne ha davvero bisogno…». Francesca De Salvia, impiegata, deve ancora convincere il marito: «Sarebbe una prima volta per noi, mai fatto nulla di simile, i bimbi sono perplessi ma anche incuriositi, sono molto colpiti da quello che succede, mi chiedono sempre cosa succede ai bimbi che arrivano in barca». «Meravigliosa risposta e meravigliose persone – è soddisfatta la Alfonsi, – il progetto diventerà permanente viste le continue disponibilità». «Non c’è solo il posto letto – ricorda l’assessore al Sociale Emiliano Monteverde -: ci sono tante altre forme di sostegno utili». La mail è sempre quella: aiutiamoliacasanostra@gmail.com.
Il progetto ha avuto un successo inaspettato anche per la presidente del I Municipio, Sabrina Alfonsi (nella foto)