Capannelle chiuso, allevatore minaccia di darsi fuoco
Si è staccato dal gruppetto di manifestanti e ha minacciato di darsi fuoco dopo essersi cosparso i vestiti di liquido infiammabile. Ma un allevatore di Capannelle, Francesco Salvatore Pala, preoccupato per il futuro della sua attività con la chiusura delle corse di galoppo dall’inizio del 2019 nell’unico ippodromo romano ancora in attività, almeno fino a fine mese, è stato bloccato prima che potesse appiccare le fiamme dai poliziotti che stavano vigilando sul presidio di una cinquantina di persone che avevano chiesto un incontro con la sindaca Virginia Raggi. Nel parapiglia un agente si è fatto male a una gamba ed è stato trasportato in ospedale. Il manifestante è stato denunciato per procurato allarme. Sequestrata la tanica che si è svuotato addosso. Il sit-in si è concluso quando si è capito che la prima cittadina non avrebbe incontrato nessuno dei manifestanti, impegnati soprattutto nell’indotto dell’ippodromo. A tutt’oggi a Capannelle ci sono più di 600 cavalli, fra loro numerosi purosangue che non corrono da mesi ma che devono essere accuditi e si devono allenare anche per non perdere valore. Alla base del confronto fra Campidoglio e Hippogroup Capannelle, da 70 anni concessionario dell’impianto in via Appia, il canone della delibera risalente alla Giunta Alemanno: 66 mila euro al mese, scontato in virtù della costruzione della pista di trotto dopo la chiusura di Tor di Valle. Meno di 800 mila euro in 12 mesi, a fronte degli oltre 2 milioni e mezzo del canone originario, quantificati retroattivamente dall’amministrazione Raggi. Nel novembre 2017 il Comune ha concesso sei mesi al concessionario per liberare l’impianto, determina annullata in seguito al ricorso al Tar di Hippogroup e all’intervento del Mipaaft per il «preminente interesse pubblico alla continuità dell’attività ippica nella Capitale».