Corriere della Sera (Roma)

Solo recitando torno al centro di me stesso

Lodo Guenzi (Lo Stato Sociale) da stasera sul palco del Teatro Argentina con un testo ispirato al «Giardino dei ciliegi» di Anton Checov

- Laura Martellini

Prima che un musicista, secondo classifica­to al festival di Sanremo 2018 con la sua band Lo Stato Sociale, Lodo Guenzi è un attore, diplomato alla prestigios­a Accademia Nico Pepe di Udine. In questa veste sarà da stasera sul palco del Teatro Argentina per Il giardino dei ciliegi, da Anton Checov, sottotitol­o Trent’anni di felicità in comodato d’uso, produzione di Emilia Romagna Teatro nella riscrittur­a di Kepler-452 e con la regia di Nicola Borghesi.

Lodo che ha rimpiazzat­o Asia Argento come giudice di X Factor (e chissà nel 2019...). Lodo pronto a twittare replicando all’ex ministro Maria Elena Boschi sul reddito di cittadinan­za. Uno e molteplice: «Ma nel teatro trovo il contatto più vero con la realtà. Non mi va di vivere sospeso come un palloncino all’elio. Succede anche in tv, sempre sotto i riflettori. Recitando torno al centro di me stesso».

Ed è una storia vera quella del suo Checov, per metà letteratur­a, e per metà cronaca: «A leggere passi del testo — racconta — sono Annalisa e Giuliano Bianchi, i veri protagonis­ti sessantenn­i di una brutta vicenda. Al quartiere Pilastro della mia città, Bologna, avevano creato in uno spazio in comodato d’uso un loro giardino dei ciliegi dove allevavano piccioni, e altri animali, anche esotici, circondati da amici, immigrati, persone di cuore. Il loro contratto però non è stato rinnovato e in quel territorio prima gestito sentimenta­lmente e anarchicam­ente da Giuliano e Annalisa si è insediato il parco agro-alimentare Fico, l’esatto contrario della loro filosofia. Uno sgombero tragico, alle 5 del mattino, dopo il quale l’appezzamen­to è stato diviso in un centinaio di orti urbani. Tutti ordinati, ben squadrati. Un luogo dell’anima ha smesso drammatica­mente di esistere, come nel giardino di Cechov».

Il suo ruolo? «Lopachin, che nel romanzo acquista la casa nobiliare presso la quale i suoi genitori sono stati servi. Le cose cambiano quando tolgo la giacca. Allora torno a essere Lodo dello Stato Sociale. Così accade agli altri attori, provenient­i dalla mia stessa Accademia. Non abbiamo bisogno di segni, di costumi. Annalisa e Giuliano calcano il palcosceni­co con divertita inconsapev­olezza. Approdiamo

allo Stabile di Roma dopo quaranta repliche, e tanti premi. Per mia natura tendo a non esaltarmi».

Il testo alterna «nuova drammaturg­ia, stralci dall’originale, e improvvisa­zione. Per me che sono dentro al mercato entrare nella realtà di due persone che invece ne sono completame­nte fuori è come prendere aria. Io come attore? Un comico catapultat­o in situazioni drammatich­e. Non ho mai smesso di farlo, e lo faccio bene, se ho convinto sessanta milioni di spettatori di essere un bravissimo cantante!».

Con la stessa leggerezza dice di aver affrontato il festival: «Legato da sempre ai centri sociali, sono andato come in gita scolastica. Quest’anno ho ascoltato belle canzoni pensanti, non so quante destinate a restare. Le polemiche? Ci sono argomenti più seri di cui occuparsi. E il punto non è la classifica: in quanti ricordano le canzoni più in alto di Vita spericolat­a? Il festival va per annate, come i vini».

La tv? «Bellissima, ma pur sempre un elettrodom­estico. Ricordate lo spot degli anni 80 in cui due facevano l’amore sopra all’oblò? Come abbracciar­e una lavatrice». Un futuro solista? «Lodo senza la band non ha senso. Stiamo scrivendo. Con i nostri tempi».

❞ Successo Allo Stabile di Roma dopo 40 repliche e tanti premi. Per mia natura tendo a non esaltarmi

❞ Ironico Io come attore? Se ho convinto 60 milioni di spettatori di essere un bravissimo cantante...

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In scena Lodo Guenzi, leader della band Lo Stato Sociale,J nonché attore diplomato all’accademia Nico Pepe, da stasera sul placo del Teatro Argentina

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