I bus noleggiati arrivano col contagocce
Immatricolazione in Germania: pratiche lente, ipotesi rescissione
Atac valuta la rescissione del contratto per il noleggio dei 70 bus israeliani attualmente alle prese con le pratiche di immatricolazione in Germania. Motivo? Pratiche troppo lente, al ritmo di un bus a settimana, mentre il servizio sprofonda. Così la municipalizzata lancia l’ultimatum alla ditta fornitrice.
Affittati in Israele, impegnati nella pratiche di immatricolazione in Germania dopo il no della Motorizzazione italiana e, nell’attesa, ordinatamente parcheggiati in un deposito di Guidonia. Eppure la storia — anzi l’intrigo internazionale — dei 70 bus noleggiati dall’Atac rischia di non essere a lieto fine. La municipalizzata, infatti, valuta la rescissione del contratto con la comasca Basco per la fornitura dei bus che, nei piani, avrebbero dovuto prima di tutto tamponare il deficit di mezzi legato alla maxi gara da 320 bus andata deserta, e quindi contribuire a coprire il servizio rispettando gli obiettivi fissati con il tribunale fallimentare nell’ambito del concordato preventivo.
Il problema nasce dal ritmo (troppo lento) con cui vanno avanti le pratiche di immatricolazione a Berlino, passaggio che si è reso necessario dopo che Roma ha bocciato la richiesta di nullaosta a mezzi Euro 5 — e non Euro 6 come da norma europea — di provenienza extracomunitaria. Finora pochi bus (tre o quattro) con targa tedesca pronti a circolare per le strade della Capitale. E, dalla Basco, poche garanzie sui tempi per mettere nella disponibilità dell’Atac tutta la flotta presa a noleggio. Una grana. Perché, in attesa dell’omologa del tribunale, l’Atac si era impegnata con i giudici ad aumentare la produzione. Che, invece, senza i 70 bus a nolo sta sprofondando proprio per colpa del servizio di superficie: a febbraio meno 17,47% di chilometri erogati, 1,3 milioni in meno solo per quanto riguarda i bus. Un anno prima, a febbraio 2018 — in piena crisi, quattro mesi dopo l’avvio dell’iter in tribunale — i numeri erano addirittura migliori: meno 12,38% di chilometri prodotti, meno 906 mila solo per i bus.
Per questo ci sono stati più confronti con Basco nel fine settimana, con la municipalizzata che ha chiesto alla ditta una data precisa per la consegna. Un ultimatum, in pratica, visto che il termine da contratto è stato già ampiamente sforato: i bus non sono mai arrivati ma, da accordi, l’Atac li aspettava «chiavi in mano» entro il 10 aprile. In termini giuridici già questo potrebbe consentire all’azienda capitolina di rescindere il contratto senza perdere un euro (sarebbe annullata la fidejussione per coprire l’anticipo della commessa: il 16% cioè 500 mila euro al mese). Però in via Prenestina il dubbio c’è: i tempi per una nuova gara potrebbero essere troppo lunghi e questo porterebbe ad amplificare il flop del servizio di superficie dopo un 2018 con risultati nettamente al di sotto di quelli promessi ai giudici. E, considerato che i 1200 creditori di Atac possono chiedere la risoluzione del concordato in caso di inadempimento, la questione non è banale.