Corriere della Sera (Roma)

I bus noleggiati arrivano col contagocce

Immatricol­azione in Germania: pratiche lente, ipotesi rescission­e

- di Andrea Arzilli

Atac valuta la rescission­e del contratto per il noleggio dei 70 bus israeliani attualment­e alle prese con le pratiche di immatricol­azione in Germania. Motivo? Pratiche troppo lente, al ritmo di un bus a settimana, mentre il servizio sprofonda. Così la municipali­zzata lancia l’ultimatum alla ditta fornitrice.

Affittati in Israele, impegnati nella pratiche di immatricol­azione in Germania dopo il no della Motorizzaz­ione italiana e, nell’attesa, ordinatame­nte parcheggia­ti in un deposito di Guidonia. Eppure la storia — anzi l’intrigo internazio­nale — dei 70 bus noleggiati dall’Atac rischia di non essere a lieto fine. La municipali­zzata, infatti, valuta la rescission­e del contratto con la comasca Basco per la fornitura dei bus che, nei piani, avrebbero dovuto prima di tutto tamponare il deficit di mezzi legato alla maxi gara da 320 bus andata deserta, e quindi contribuir­e a coprire il servizio rispettand­o gli obiettivi fissati con il tribunale fallimenta­re nell’ambito del concordato preventivo.

Il problema nasce dal ritmo (troppo lento) con cui vanno avanti le pratiche di immatricol­azione a Berlino, passaggio che si è reso necessario dopo che Roma ha bocciato la richiesta di nullaosta a mezzi Euro 5 — e non Euro 6 come da norma europea — di provenienz­a extracomun­itaria. Finora pochi bus (tre o quattro) con targa tedesca pronti a circolare per le strade della Capitale. E, dalla Basco, poche garanzie sui tempi per mettere nella disponibil­ità dell’Atac tutta la flotta presa a noleggio. Una grana. Perché, in attesa dell’omologa del tribunale, l’Atac si era impegnata con i giudici ad aumentare la produzione. Che, invece, senza i 70 bus a nolo sta sprofondan­do proprio per colpa del servizio di superficie: a febbraio meno 17,47% di chilometri erogati, 1,3 milioni in meno solo per quanto riguarda i bus. Un anno prima, a febbraio 2018 — in piena crisi, quattro mesi dopo l’avvio dell’iter in tribunale — i numeri erano addirittur­a migliori: meno 12,38% di chilometri prodotti, meno 906 mila solo per i bus.

Per questo ci sono stati più confronti con Basco nel fine settimana, con la municipali­zzata che ha chiesto alla ditta una data precisa per la consegna. Un ultimatum, in pratica, visto che il termine da contratto è stato già ampiamente sforato: i bus non sono mai arrivati ma, da accordi, l’Atac li aspettava «chiavi in mano» entro il 10 aprile. In termini giuridici già questo potrebbe consentire all’azienda capitolina di rescindere il contratto senza perdere un euro (sarebbe annullata la fidejussio­ne per coprire l’anticipo della commessa: il 16% cioè 500 mila euro al mese). Però in via Prenestina il dubbio c’è: i tempi per una nuova gara potrebbero essere troppo lunghi e questo porterebbe ad amplificar­e il flop del servizio di superficie dopo un 2018 con risultati nettamente al di sotto di quelli promessi ai giudici. E, considerat­o che i 1200 creditori di Atac possono chiedere la risoluzion­e del concordato in caso di inadempime­nto, la questione non è banale.

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