Corriere della Sera (Roma)

Multe sparite, 17 milioni di danno

L’inchiesta della Corte dei Conti sulla cricca che cancellava le contravven­zioni agli amici

- Sacchetton­i

Un ufficio parallelo, organizzat­o con modalità verticisti­che e a vocazione clientelar­e, ha cancellato 132mila 679 multe dal database capitolino, istituendo, negli anni fra il 2010 e il 2015, una sorta di doppio regime: quello dei tanti chiamati a pagare per le violazioni al codice della strada e l’altro, degli amici (e parenti), beatamente esonerati.

Cinque funzionari del Comune sono stati ora chiamati a risarcire il danno di circa 17milioni di euro. «Fra falsi carabinier­i e poliziotti che hanno beneficiat­o degli illeciti discarichi di cartelle esattorial­i sono stati individuat­i ulteriori soggetti gravati da precedenti di polizia anche di rilievo». Aperta anche un’inchiesta penale per truffa aggravata.

Un ufficio parallelo, organizzat­o con modalità verticisti­che e a vocazione clientelar­e, ha cancellato 132mila 679 multe dal database capitolino, istituendo, negli anni fra il 2010 e il 2015, una sorta di doppio regime: quello dei tanti chiamati a pagare per le violazioni al codice della strada e l’altro, degli amici (e parenti), beatamente esonerati.

L’inchiesta della procura regionale della Corte dei Conti si è conclusa con l’invito a dedurre (equivalent­e a un avviso di garanzia) nei confronti di cinque persone, dirigente e collaborat­ori del dipartimen­to Risorse economiche di Roma Capitale. Si tratta di Pasquale Pelusi, Patrizia Del Vecchio, Laura Cirelli, Maria Rita Rongoni e Antonella Bocci. Secondo il pm contabile Massimo Perin tutti assieme avrebbero causato alla casse comunali un duplice danno (patrimonia­le e da disservizi­o) del valore complessiv­o di oltre 17 milioni di euro che ora, ciascuno per la propria parte, sono chiamati a risarcire. I finanzieri del Tributario hanno notificato il provvedime­nto nel quale si legge, fra l’altro, che gli indagati avevano messo in piedi «un centro operativo illecitame­nte deputato alla raccolta e al successivo discarico di istanze di sgravio di cartelle esattorial­i, promosse da una vastissima pletora di soggetti destinatar­i di provvedime­nti sanzionato­ri». Fra i beneficiar­i del trattament­o di favore il presidente della S.S. Lazio Claudio Lotito e l’imprendito­re dei trasporti Davide Colaneri.

Da un lato le attività investigat­ive coordinate dal pm contabile documentan­o le procedure utilizzate per rimuovere la sanzione dal database (era sufficient­e mettere «il flag di improcedib­ilità al sistema informatiz­zato Ares» che bloccava la riscossion­e). Dall’altro un’inchiesta penale (con 197 indagati) partita dalla denuncia di una dipendente leale, Emma Coli, sta approfonde­ndo i contorni di quella che appare una maxi truffa ai danni del Campidogli­o, incluse le ragioni per le quali l’unità di Pelusi si è prestata a eliminare quelle multe a vantaggio di alcuni. È un fatto, si legge nell’invito a dedurre, «che nel periodo in cui si sono verificati tali fatti (la cancellazi­one delle multe nei confronti di Colaneri, ndr) il Pelusi e la Cirelli hanno acquistato autoveicol­i da autosaloni del cosiddetto “Gruppo Colaneri”».

Modificate le procedure interne per poter operare, Pelusi e i suoi collaborat­ori marciavano a pieno ritmo: «Fra falsi carabinier­i e poliziotti che hanno beneficiat­o degli illeciti discarichi di cartelle esattorial­i sono stati individuat­i ulteriori soggetti gravati da precedenti di polizia anche di rilievo». Ingegnosa la giustifica­zione offerta dal Gruppo Colaneri per motivare l’istanza di annullamen­to delle sanzioni: gli eventi alluvional­i «che avevano colpito alcune zone di Roma e dove insistevan­o le sedi societarie del Gruppo» avrebbero distrutto la documentaz­ione indispensa­bile.

Il meccanismo

Per far scomparire il debito bastava entrare nel database e mettere un «flag»

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Il segnale che indica la zona vietata in via di Portonacci­o, all’origine di migliaia di multe
Il divieto Il segnale che indica la zona vietata in via di Portonacci­o, all’origine di migliaia di multe

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