Corriere della Sera (Roma)

«Voglio stare accanto a te, amore mio»

Lei muore per una malattia, lui scrive un biglietto e si lancia dalla finestra del Gemelli

- Di Giulio De Santis

Le ultime parole prima di togliersi la vita, Mario (nome di fantasia), 32 anni, le ha rivolte, guardando il cielo, alla persona che ha sperato di raggiunger­e. «Sto arrivando, angelo mio», ha gridato, augurandos­i, chissà, che Anna (nome di fantasia), la sua fidanzata morta due mesi fa per un tumore, lo stesse vedendo. Poi si è lanciato nel vuoto, precipitan­do per una decina di metri fino allo schianto al suolo, dove ha

perso la vita. Anche se lui, in quell’impatto mortale, ha creduto di poter ritrovare felicità, serenità e una nuova esistenza, accanto alla sua donna, conosciuta tanti anni prima. Mario ha anche lasciato un biglietto, dove ha ribadito le ragioni del suo gesto: «Voglio stare accanto a lei», ha scritto. Il giovane ha scelto un luogo simbolico per portare a termine il suo gesto estremo: il Policlinic­o Gemelli, dove Anna ha chiuso gli occhi per l’ultima volta.

Il dramma di Mario è avvenuto giovedì pomeriggio all’interno dell’ospedale universita­rio. Verso le 18.30 l’uomo ha varcato l’ingresso lungo via della Pineta Sacchetti. Si è diretto in un punto preciso, avendo ben in mente cosa fare. Lanciarsi nel vuoto, proprio a pochi metri da dove ha vissuto gli ultimi mesi, strazianti, della sua storia d’amore con Anna (trentenne).

Un rapporto felice, cominciato più di sei anni fa. Da allora Mario e Anna sono stati sempre insieme, uno vicino all’altro, un feeling straordina­rio: dove era lui, c’era anche lei. Così ricorda la coppia, Vincenzo Fortino, avvocato, che ha conosciuto Mario perché il 32enne ha lavorato nel bar sotto il suo studio, in piazza Luigi Sturzo: «Lui viveva solo per lei», rammenta il legale, diventato un amico del giovane. «Parlavamo spesso e tra un cappuccino e un cornetto, Mario trovava a volte anche il tempo per domandarmi qualche consiglio su come gestire un locale. Era facile dialogare con lui, impossibil­e non volergli bene», aggiunge con tristezza Fortino. Mario amava il calcio e la Roma era una sua grande passione, oltre alle serate passate a giocare a calcetto con gli amici. Ma soprattutt­o amava Anna, pure lei una barista, che ha lavorato, finché ha potuto, vicino al Policlinic­o Umberto I. Vivevano insieme e su Facebook le loro foto spiegano quanto fossero felici. Ogni immagine un bacio, un sorriso, un intreccio di mani. La malattia si è insinuata nelle loro vite alla fine dello scorso anno, quando a Anna è stato diagnostic­ato un tumore. È iniziato il calvario che l’ha portata a morire a fine marzo. Nella camera mortuaria Mario ha ripetuto spesso: «Ora che farò senza di lei?». Poi i funerali si sono svolti a Cerveteri. Quello è stato l’inizio dell’altro dramma. Perché dal mattino dopo, Mario ha postato sui social quasi ogni giorno un messaggio d’amore rivolto alla donna che lui chiamava «mia moglie». Finché la mancanza di lei è diventata un vuoto incolmabil­e. Che David ha riempito togliendos­i la vita per il dolore.

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