Corriere della Sera (Roma)

Corte dei conti, asso di Giampaolet­ti «In Ama c’era conflitto d’interessi»

- Andrea Arzilli Ilaria Sacchetton­i

Quattro interrogat­ori che danno il via a nuovi approfondi­menti e spiegano solo in parte le ragioni della lunga crisi Ama. La versione di Lorenzo Bagnacani, Mauro Lonardo, Franco Giampaolet­ti e Pinuccia Montanari, offerta negli ultimi due giorni alla procura contabile, è al vaglio degli investigat­ori. Di certo c’è che Giampaolet­ti, con un piccolo colpo di scena, ha tirato fuori una questione che, se fosse confermata, spieghereb­be i dubbi dell’amministra­zione capitolina nell’approvare il bilancio positivo dell’Ama per il 2017. Vale a dire un conflitto di interessi della società Ernst & Young che, mentre certificav­a positivame­nte i conti della municipali­zzata, varava un importante progetto di riorganizz­azione commission­ato dagli stessi vertici aziendali. Un fatto che proverebbe come la società di consulenza, teoricamen­te imparziale rispetto ad Ama, avesse invece tutto l’interesse a garantire l’approvazio­ne del bilancio e a dare mano libera al management sul fronte della riorganizz­azione. Non a caso il pm contabile Massimo Lasalvia ha in mente di ascoltare Mauro Ottaviani partner di Ernst & Young in Italia. Il direttore generale del Campidogli­o, Giampaolet­ti, ha anche ammesso di aver incontrato il presidente del collegio dei revisori Mauro Lonardo per quel famoso caffè (da Panella in via Merulana) che avrebbe cambiato il corso della vicenda, trasforman­do in negativo il parere sul bilancio 2017. E ha sostenuto quello che gli addetti ai lavori dicono da tempo. Che cioè il Campidogli­o è orientato a lasciare all’Ama i 240milioni di Tari raccolta in cambio dei 234 che gli deve secondo l’ultimo bilancio approvato (2016). Un modo per rassicurar­e le banche sui flussi finanziari della municipali­zzata.

Lonardo ha invece raccontato un episodio relativo all’agosto 2018: durante la chiamata del Comune per nominare i nuovi membri del collegio di revisione il suo nome scomparve dalla rosa dei candidati, un fatto interpreta­bile come un invito (non esattament­e gradevole) a modulare i propri comportame­nti sulle esigenze capitoline. Infine Bagnacani. L’ex presidente dell’Ama ha aggiunto alla documentaz­ione, già portata all’attenzione dei magistrati, nuovi elementi. Uno in particolar­e: la lettera inviata alle banche per disdire l’accordo sui prodotti derivati finanziari. Una vecchia partita che l’azienda dei rifiuti avviò all’epoca del centrodest­ra e che è costata all’Ama 66milioni di euro di buco. Non è stata l’unica eredità sgradita. Con i derivati ci sono anche due fondi immobiliar­i (fondo ambiente e fondo sviluppo) la cui gestione ha creato una serie di problemi alla municipali­zzata. Liberarsi degli uni e degli altri, derivati e fondi, come Bagnacani avrebbe voluto, poteva diventare, ha sostenuto l’ex presidente, una scelta impopolare per il Campidogli­o.

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L’ex presidente Lorenzo Bagnacani

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