Corriere della Sera (Roma)

Il mio «Mondo perduto» da via Veneto a Pasolini

Ieri al Maxxi l’incontro con il fotografo Paolo di Paolo

- Natalia Distefano

Quando ieri sera le luci dell’Auditorium del Maxxi si sono abbassate, dando il via alla Conversazi­one d’autore tra il fotoreport­er Paolo Di Paolo e Giuseppe Di Piazza (responsabi­le del supplement­o Roma del Corriere della Sera), il grande schermo si è accenso sul bianco e nero di un tavolino su via Veneto negli anni Cinquanta. Con due sceicchi inquadrati di spalle proprio dall’obiettivo della più prolifera macchina fotografic­a del settimanal­e Il Mondo (oltre 600 scatti in diciassett­e anni). «Stavano seduti a godersi lo spettacolo della Dolce Vita — ha ricordato Di Paolo — che però non esisteva, e non è mai esistita. L’ha inventata Fellini, perché la verità è che attorno a Porta Pinciana in quegli anni c’era ben poco di dolce. Eppure il mondo pagava il biglietto aereo per Roma pur di prendere posto a quei tavolini con vista sul nulla».

È partita da qui la cavalcata di domande, risposte e (tanti) ricordi tra Di Paolo e Di Piazza — «Spiriti vicini, uniti dalla passione per la fotografia e dalla deontologi­a della notizia», li ha definiti la presidente del Maxxi Giovanna Melandri nella sua introduzio­ne all’incontro — che insieme hanno sfogliato l’album da trecento fotogrammi raccolto nella mostra Mondo perduto, ospitata fino al primo settembre nello Spazio Extra del museo di via Guido Reni, a cura di Giovanna Calvenzi.

Le immagini sono scivolate una dopo l’altra. Così come le curiosità: «La prima Leica la comprai alla stazione Termini, a rate… non sono certo di averle saldate tutte ma la conservo ancora». Poi i racconti dei backstage: «Ero in Alto Adige, stavano girando Amanti e Marcello Mastroiann­i si lamentava perché Faye Dunaway dormiva sempre, anche lì, in quel momento. Così lo spinsi a svegliarla, lui

La prima Leica la comprai alla Stazione Termini, a rate… non sono certo di averle saldate tutte ma la conservo ancora

iniziò col prenderle la mano e finì col baciarla. E alla fine scoppiò la loro love story, anche fuori dal set». Quelli dei reportage più spinosi: «Con Pasolini ci furono grandi momenti di imbarazzo, per entrambi, durante la realizzazi­one dell’inchiesta La lunga strada di sabbia sulle vacanze degli italiani. Non era semplice intavolare una conversazi­one con lui, era molto riservato, non prendeva mai appunti, non intervista­va nessuno e io temevo che non avrebbe saputo scrivere granché. Quando invece lessi i suoi articoli capii veramente il suo spirito: vagava alla ricerca di fantasmi di un’Italia perduta».

E ancora, la foto più difficile: «Il capo disse che ero il fotografo dei servizi impossibil­i, una specie di Santa Rita, e mi spedì da Tornese, cavallo dei record che improvvisa­mente non vinceva più. Aveva il muso più triste ma non mi bastava. Aspettai finché guardò il suo sulky da corsa parcheggia­to». Di Paolo, non senza esitazione da gentiluomo, ha anche confessato: «La Magnani mi disse, infastidit­a, che un giovane attore con cui aveva una storia era talmente in soggezione che la chiamava “signora” anche nell’intimità». Infine ha salutato dicendo: «Sono la Greta Garbo della fotografia, come lei mi ritirai prima che il mestiere mi logorasse. Questo mi ha concesso di essere qui con voi senza rimorsi».

 ??  ?? Bianco e nero Pier Paolo Pasolini sul Monte Testaccio in una foto celebre di Paolo di Paolo
Bianco e nero Pier Paolo Pasolini sul Monte Testaccio in una foto celebre di Paolo di Paolo

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy