«Emergenze, poteri alla sindaca»
Il M5S in Comune punta a ottenere dal governo decreti ad hoc su rifiuti, trasporti e case
Prima di tutto gli strumenti per gestire le emergenze cittadine, dai rifiuti ai trasporti fino alla questione sicurezza: un pacchetto di decreti che, durante un’eventuale crisi, permettano al Comune di agire con tempestività aggirando le lungaggini del confronto con altri enti; e, naturalmente, un serbatoio di risorse in più (1,8 miliardi fu la richiesta della sindaca) da cui attingere in caso di bisogno. Questo il primo step, nell’attesa che il governo sia operativo. Poi, secondo step, una riforma strutturale che consenta a Roma di rinforzare il suo status di capitale. Per il M5S capitolino l’obiettivo è avviare l’iter dei decreti attuativi della legge su Roma Capitale, fermi dal 2010, che consentirebbero al Campidoglio di legiferare.
Mano libera sulle emergenze, prima di tutto. E siccome Roma è una città ormai abituata a vivere sull’orlo della crisi, il primo soccorso invocato dal Campidoglio punta a dare alla sindaca dei poteri «quasi prefettizi» con un ampio margine d’azione e di tempestività sulle questioni più sensibili. I rifiuti sono il tema forse più attuale considerata la difficoltà strutturale che, ciclicamente, finisce per mettere in ginocchio la città. Ma anche trasporti, decoro, casa-sociale e sicurezza rappresentano spesso per la città ambiti di sofferenza che il Campidoglio pensa di poter fronteggiare solo se il Conte bis, da ieri con la fiducia di entrambe le Camere, gli concederà dei poteri speciali.
Il primo passaggio sarà oggetto di un pacchetto di decreti attualmente allo studio di tutte le forze politiche, ognuna per sé. Del resto ognuna fissa una sua priorità: «La casa e il sociale», per il Pd capitolino; «i rifiuti», secondo la Lega; «la pianificazione urbanistica e la capacità normativa», dice FdI mentre il gruppo M5S — col timore di dover discutere la cosa non più con Conte ma con il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia — punta dritto a 1,8 miliardi cash, ovvero l’extra che due anni fa Raggi quantificò, in attesa di una riforma strutturale che enfatizzi il ruolo di capitale di Roma. Per tutti l’obiettivo prioritario è dare al Comune gli strumenti per affrontare le crisi schivando le lungaggini e i rimpalli di competenze con gli altri enti, in prospettiva di un secondo step più delicato.
Ovvero quello bloccato dal 2010: l’ok ai decreti attuativi della legge su Roma Capitale che, in sostanza, permetterebbero al Campidoglio di legiferare sul suo territorio compatibilmente con il quadro normativo nazionale. È quella la vera rivoluzione che Raggi ha ripetutamente chiesto di imboccare al premier Conte. Per arrivare, chissà, a un «sindaco all’americana», come prospetta il consigliere grillino Andrea Coia, pensando a un corpo di polizia con mansioni di sicurezza cittadina, gestito direttamente dall’inquilina di Palazzo Senatorio. Come avviene a New York.
Sono le ore del dibattito, infatti, tra Palazzo Chigi e l’aula Giulio Cesare che ieri ha ripreso i lavori dopo la pausa estiva. Tutti i gruppi, Pd e M5S in asse con la compagine nazionale, studiano il pacchetto di decreti che consenta alla sindaca di avere (finalmente) le mani libere sulle emergenze. Il capogruppo dem Giulio Pelonzi, come ipotizzato nei giorni scorsi, prova il sorpasso su Raggi e chiede al ministro Boccia un incontro con parlamentari e consiglieri Pd: mossa che mira a ricompattare le fila e a fare squadra, dopo che un’esigua minoranza di deputati Pd ha applaudito all’intervento alla Camera del premier Conte sulla necessità di riconoscere a Roma uno «status aderente al ruolo che riveste». Ma al di là delle sfumature, dei contatti paralleli stabiliti con i rispettivi interlocutori a Montecitorio, in Campidoglio c’è ampia convergenza sulla prospettiva di una svolta istituzionale che permetta a Roma di camminare sulle proprie gambe. Coia, che presiede la commissione Commercio, prende
❞ Coia (Comune, M5S)
Perché deve essere la Regione a firmare l’ordinanza per i rifiuti? Con la riforma potrebbe intervenire direttamente la sindaca
❞ Valeriani (Regione, Pd)
Già due anni e mezzo fa avremmo potuto trasferire al Campidoglio le competenze su diverse materie, ma Raggi si è rifiutata
spunto dalla recente crisi dei rifiuti per immaginare un cambio di passo: «Perché deve essere la Regione a firmare l’ordinanza anti-rifiuti? Con la riforma, potrebbe intervenire direttamente la sindaca». I Cinque stelle, infatti, puntano al bersaglio grosso, i decreti attuativi che darebbero maggiore libertà di movimento(e pure più risorse) in ambiti che, ora, passano tramite l’intermediazione della Pisana.
Dalla Regione, Massimiliano Valeriani ricorda, però, che
«già due anni e mezzo fa, nel recepire la legge Delrio, avremmo potuto trasferire al Comune competenze su urbanistica, commercio e patrimonio, ma Raggi si rifiutò. Verrebbe da dire: “Meglio tardi che mai”». Contrario all’ipotesi sottosegretario, il deputato M5S Francesco Silvestri rilancia sulla commissione si saggi, purché «non sia un orpello per costituzionalisti, ma abbia a cuore i problemi reali della città». Tra i meccanismi da modificare, la distribuzione delle risorse: «In rappresentanza ai tavoli col governo deve esserci il Comune». La dem Patrizia Prestipino, tra i parlamentari più attivi nel dibattito, pensa a un modello gestionale da City metropolitana, con un «sindaco come presidente del Consiglio di una città-Stato» e con «il territorio suddiviso in comuni urbani: i Municipi sono sì decentrati, ma serve l’autonomia economica».