Corriere della Sera (Roma)

Truccava le targhe con un pennarello

Restaurato­re rinviato a giudizio per truffa e falso. Aveva evitato 640 euro di multe

- Giulio De Santis

Una stanghetta di plastica. Una pennarello nero. Un rotolo di scotch. Sono gli arnesi del mestiere, utilizzati, secondo la procura, da Serafino Di Dio, 58 anni, restaurato­re di profession­e, per cambiare le prime due lettere delle targhe dei suoi quattro furgoncini. Lo scopo: tramutare una C in B e così evitare le multe. Piano andato all’aria, con tanto di rinvio a giudizio per truffa e falso, avendo Di Dio trascurato un dettaglio, fondamenta­le: la rabbia di chi le contravven­zioni se le è viste contestare come proprietar­io dell’auto con la targa corrispond­ente alla modifica. A mandare a rotoli la strategia del restaurato­re è la Dacia della signora Denise Zuliani. Quando la donna si vede recapitare un’ammenda superiore a cento euro, va su tutte le furie. Lei ha una berlina, non un furgoncino. Allora denuncia chi ha elevato il verbale. Salta fuori che il furgoncino esiste, è di un restaurato­re e ha la targa «quasi» identica alla Dacia. La differenza è nelle prime due lettere. Così diventa opportuno controllar­e la ragione dello scambio. E nei controlli gli investigat­ori scoprono che le targhe dei quattro mezzi del restaurato­re sono dei capolavori. Della contraffaz­ione però. Solo avvicinand­osi scoprono che sui pennelli sono incollate stanghette per alterare le lettere. Ora, oltre al processo, per Di Dio – difeso dall’avvocato Alfeo Rizzelli – è arrivato anche il conto di quattro contravven­zioni: 640 euro, più le more per i ritardi.

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