Zingaretti: «Serve un’alternativa per il dopo Raggi»
Il governatore invita a cercare un candidato. La sindaca: «Possibile convergere su temi»
Prima l’apertura su Raggi che «non si deve dimettere». Poi, a seguito dei mal di pancia interni al Pd-Roma, la chiusura secca di Nicola Zingaretti alle ipotesi di sostegno nei confronti di Raggi che molti, tra i dem, avevano letto come possibile appoggio nell’eventuale corsa-bis della sindaca M5S al Campidoglio (si vota a giugno 2021). «Il Pd è all’opposizione di questa amministrazione. Nelle elezioni comunali peraltro segnalo che c’è il doppio turno e tendenzialmente in tutti i casi ci si andrà ovunque», dice il segretario dem (e governatore del Lazio) facendo di fatto tramontare l’idea di una convergenza sulla Capitale tra Pd e M5S. «È normale, in una dura battaglia di opposizione che c’è, pensare all’alternativa per evitare che dopo Raggi arrivi un’altra figura che faccia continuare il declino di Roma», sottolinea Zingaretti.
La scorsa settimana — parlando con Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7 —, il segretario Pd aveva aperto ad una «alleanza» con il M5S per costruire un fronte anti-Salvini, leader della Lega entrato in collisione con Raggi dopo aver lanciato l’opa sulla Capitale. Da lì la distensione nei confronti della sindaca che «non dovrebbe dimettersi ma affrontare con più decisione e collegialità temi per troppo tempo irrisolti», aveva detto Zingaretti scatenando la reazione dei dem capitolini che, nonostante il patto giallorosso di governo, non si erano mossi dalla linea di opposizione dura. La sindaca, invece, aveva chiesto al governatore di inserire due assessori grillini nella sua giunta — Sviluppo economico e Turismo, poltrone ancora vacanti — in modo da cementare l’alleanza anche a livello locale. Ieri, però, il tono è stato più freddo: «La nostra maggioranza è molto solida, ma ciò non toglie che non si possa convergere sui temi».
Questo perché in appena 48 ore la situazione si è ribaltata: il Pd è insorto e Zingaretti ha fatto scomparire le opzioni di un sostegno sul piatto. Dall’interno del partito e dagli scissionisti di Italia Viva, del resto, erano piovute solo critiche. «No a un Raggi-bis, Roma ha già dato: il Pd è e sarà all’opposizione come quasi tutti i romani», il tweet del segretario dem del Lazio, Bruno Astorre. Stessa posizione del Pd-Roma, con il segretario (renziano) Andrea Casu che tra oggi e domani chiarirà se resta nel Pd nonostante il veto di una fetta di partito che gli chiede l’abiura, o migra verso IV. «Ha ragione Luciano Nobili quando chiede le dimissioni di Virginia Raggi - attacca Matteo Renzi -. Altro che farle continuare il lavoro, come vorrebbe qualche nostro amico». E Maria Elena Boschi rincara: «Italia Viva chiede le dimissioni». «Renzi mette bocca su Roma dopo averla consegnata al M5S», la replica del consigliere capitolino dem Giovanni Zannola.
Il segretario Pd Aveva aperto ad una «alleanza» con i 5 Stelle per costruire un fronte anti-Salvini