«L’amore tra noi non finisce con la morte» Edith Bruck : io e Nelo Risi, uniti per sempre
La scrittrice Edith Bruck racconta il legame con il regista Risi: «Io sono io e te»
Il grande amore tra Edith e Nelo Risi nacque qui a Roma, il 9 dicembre 1957: «Andai a sentire questo gruppo di intellettuali appena tornati dalla Cina. Fu una specie di folgorazione, appena lo vidi capii che sarebbe stato l’uomo della mia vita, eppure impiegai un anno e mezzo per conquistarlo». Un rapporto denso, tra due personalità forti: non un idillio continuo ma un costante confronto aperto: «Non abbiamo mai litigato veramente ma eravamo molto diversi. Per esempio io odio la solitudine, la detesto. Lui era capace di starsene da solo per mesi, chiuso nella sua stanza a scrivere». Ma il frutto di questo incontro-scontro è un amore che ignora la morte, infatti lei scrive: «Tu eri e sei tutto per me: lingua, patria, famiglia, padre».
«Il mio amore per Nelo, il nostro amore, non può e non deve finire con la sua morte. Io so esattamente come mi avrebbe risposto ad ogni domanda. Lo sento continuamente accanto a me. Ho avvertito a lungo la sua presenza fisica nel nostro letto, ho sentito la sua mano sul mio braccio. Nelo non c’è più, lo so, ma fa parte del mio essere, del mio sangue, della mia mente, del mio corpo...». In un appartamento nel cuore di Roma antica misteriosamente silenzioso, nonostante l’ingresso sia in via del Babuino, la scrittrice Edith Bruck spiega come e perché abbia voluto scrivere questa lettera intima e aperta a suo marito, il regista e poeta Nelo Risi, morto il 17 settembre 2015 a 95 anni dopo una decennale convivenza con l’Alzheimer. Chi ironizza sui lunghi amori, o magari soffre per la fine del proprio, o ha perso la speranza in quel sentimento, dovrebbe comprare subito «Ti lascio dormire», editore La Nave di Teseo, l’ultima opera di Edith Bruck, una ragazza leggera ed elegante di 86 anni, sorridente, nonostante abbia alle spalle (quando era una bambina ungherese ebrea dodicenne) gli orrori di Auschwitz, Dachau e BergenBelsen. È scampata di lì, da anni racconta ai giovani nelle scuole come, e ti chiedi come abbia salvato anche quel sorriso da miniatura antica. Ma a lei importa ora dire a Nelo (pagina 21) «io sono io e te».
Il sole romano autunnale illumina il suo salotto chiaro: «Io sento Nelo “in” me, e lo spiego in questo libro che è la continuazione ideale, il gemello, del precedente, “La rondine sul termosifone”, in cui raccontavo sempre di noi, della nostra vita, della sua malattia. Ma qui ci sono solo io che mi rivolgo a lui che è stato, anzi è, il più bell’uomo che io abbia mai visto nella mia vita. E dire che ne ho conosciuti… Piaceva alle donne, gli bastava uno sguardo per conquistarle. Nelo era anche l’uomo più morale, onesto, trasparente del mondo. E anche il più delicato. Rispettava ogni forma di vita, anche la più piccola, come erano e sono abituati a fare tutti i Risi. E aveva un rapporto col denaro molto simile a quello descritto da papa Francesco: lo riteneva lo sterco del diavolo, non poteva averne nelle tasche, lo dava via. Io ero terrorizzata dall’idea che saremmo finiti in un ospizio. A lui, in fondo, la prospettiva non dispiaceva...».
Il libro di Edith Bruck - in cui appaiono molti protagonisti del ‘900 (da Primo Levi a Cartier Bresson ad Alberto Moravia, da Ennio Flaiano a Rita Levi Montalcini)- non è solo una dichiarazione d’amore, ma è lo strumento di un progetto: «Ora voglio far vivere Nelo più a lungo possibile. Voglio che si parli delle sue poesie, delle sue opere. Il 21 aprile del 2020 ci sarà il centenario della sua nascita è in vista una edizione della sua opera omnia, e desidero che venga letto, compreso, apprezzato. Finché io vivrò, lui vivrà in me e quindi glielo devo». Infatti il libro è in parte anche una piccola antologia delle poesie sia di Nelo sia di Edith, un continuo dialogo contro canto tra due amanti e, insieme, due intellettuali raffinati, quindi letteratura, cinema, storia, idee.
Il grande amore tra Edith e Nelo nacque qui a Roma, il pomeriggio del 9 dicembre 1957: «Andai a sentire questo gruppo di intellettuali appena tornati dalla Cina, ai tempi un pianeta lontanissimo. Fu una specie di folgorazione, appena lo vidi capii che sarebbe stato l’uomo della mia vita, eppure ci impiegai un anno e mezzo per conquistarlo». Un rapporto denso, tra due personalità forti: non un idillio continuo ma un costante confronto aperto: «Non abbiamo mai litigato veramente ma eravamo molto diversi. Per esempio io odio la solitudine, la detesto. Lui era capace di starsene da solo per mesi, chiuso nella sua stanza a scrivere. Non era egoista, ma era concentrato su se stesso, era egotico». Ma il frutto di questo incontro-scontro è un amore che ignora la morte, infatti lei scrive: «Tu eri e sei tutto per me: lingua, patria, famiglia, padre». Ecco perché lei oggi non si sente sola. Ricorda come se fosse ieri i rimproveri di Nelo ad ogni partenza di lei per testimoniare gli orrori di Auschwitz: «Due giorni prima dei viaggi non dormivo poi tornavo stremata. Lui mi rimproverava aspramente, era il suo modo di preoccuparsi per me». Poi la malattia, le tenebre della memoria di lui: «Un giorno mi chiese chi fossi e non riesco a dire cosa provai. Per dieci anni di malattia fu ‘mio’ , un bambino mio, il mio uomo». E il titolo? «Un mattino, dopo averlo di nuovo avvertito nel nostro letto, non so perché dissi: “Ti lascio dormire”. Non c’è un altro perché…».
❞ Non abbiamo mai litigato veramente ma eravamo diversi
Il titolo del libro «Un mattino, dopo averlo avvertito nel letto, dissi così: “Ti lascio dormire”»